25 settembre 2010

L’insostenibile incoerenza di Tonino. Ricandidera' chi ha raggiunto i due mandati?

Nel settembre del 2007 il Presidente dell’Italia dei Valori annunciava con presuntosa ostentazione della propria supposta superiorità morale, la presentazione di un disegno di legge di tre soli articoli secondo i quali: nessun cittadino italiano poteva candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, nessun cittadino italiano poteva essere eletto in Parlamento per più di due legislature e i candidati al Parlamento dovevano essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.

Idee interessanti anche se, in parte, discutibili. Si trattava di proposte di legge elaborate dal movimento di Beppe Grillo lanciate in Rete e sbarcate nelle piazze con il primo V-Day.

Antonio Di Pietro, quindi, sembrava volesse sposare interamente le tesi del comico genovese.

Si trattava di un matrimonio sincero o soltanto di un tentativo (in parte riuscito) di cavalcare la protesta sollevata dal movimento dei grillini?

In quei giorni, il leader del partito dei valori affermava, enfaticamente, che la politica non doveva “diventare una professione, una occasione per pensare alla propria sistemazione” e quindi “gli incarichi elettivi” dovevano“essere temporanei, non oltre due legislature” in modo da favorire “un turn-over, un ricambio, una competizione positiva e non le cariatidi della vecchia Repubblica” ed arrivava a lamentarsi del fatto che dopo aver presentato il disegno di legge “tutti mi dicono bravo bravo ma non lo mettono all’ordine del giorno per votarlo”.

Tonino faceva sul serio o bluffava?

Sapeva che quelle proposte noni sarebbero mai state approvate dal Parlamento italiano e recitava la parte del rivoluzionario solo per allargare la propria base elettorale?

Stava soltanto strumentalizzando le idee e cercando di attrarre i voti del popolo di Grillo?

I fatti potranno consolidare o smentire questa tesi. Basterà vedere i metodi che l’Idv utilizzerà per la composizione delle prossime liste elettorali.

I parlamentari continueranno ad essere nominati dal padrone del partito in assoluta libertà o si escogiteranno modalità di selezione democratica?

Il criterio di selezione sarà ancora una volta la fedeltà alla linea della dirigenza?

Tra i candidati saranno presenti condannati in via definitiva?

Ma il vero banco di prova sarà capire se il buon Tonino rispetterà il secondo punto di quella proposta di legge annunciata con tanto clamore.

Saprà il Presidente dell’Italia dei Valori mandare in pensione (dalla politica) coloro che in Idv hanno già espletato due mandati parlamentari?

Se stesso compreso?

Scorrendo la lista dei parlamentari dipietristi scopriamo che 16 parlamentari su 36 hanno già raggiunto o superato le due legislature. In caso di nuova elezione l’On.le Evangelisti andrebbe verso la sesta legislatura, gli On.li Di Pietro, Donadi, Cambursano, Formisano e Orlando verso la quarta legislatura e gli On.li Borghesi, Cimadoro, Mura, Palomba, Razzi, Belisario, Giambrone, Caforio, Di Nardo e Pedica verso la terza legislatura.

Antonio Di Pietro rispetterà nei fatti ciò che professa con le parole?

Oppure dice di volere un ricambio generazionale in politica e invece nel concreto crea nuove “cariatidi” e trasforma se stesso in un professionista della politica con la poltrona garantita a vita?


08 luglio 2010

Società civile agrigentina indifferente alla notizia della cattura di Falsone. Una provincia arroccata ad una mentalità medievale.

Fernando Asaro, sostituto procuratore della Dda di Palermo è stato chiarissimo, in una intervista rilasciata al Giornale di Sicilia: "Nell'agrigentino vi è una cultura medievale, così non sbocciano i germogli della legalità", "l'occasione dell'arresto di Falsone è troppo importante per non denunciare l'indifferenza della società civile agrigentina alla notizia della cattura del capo provincia della cupola mafiosa. Venti persone fermatesi distrattamente sotto la questura non sono certo simbolo di una reazione e di una coscienza cambiata. Agrigento resta arroccata a mentalità medievali. Di contro, appena pochi mesi fa, una vittoria sportiva è stata dedicata a un mafioso palmese da poco arrestato e poi condannato a 5 anni di reclusione. Credo proprio che ad Agrigento non ci siano quei germogli di legalità che invece cominciano a spuntare altrove".


01 luglio 2010

Lettera aperta ad Antonio Di Pietro per evitare l’imminente scissione


Ricevo e pubblico questa interessante ed illuminante lettera, proveniente da Ravanusa (Agrigento), relativa allo stato in cui versa il partito dell’Italia dei Valori. L’autore è Lillo Massimiliano Musso, componente del direttivo provinciale IDV di Agrigento. Un vero atto di accusa nei confronti della dirigenza nazionale e regionale del partito.

Caro Antonio Di Pietro,
ecco cosa succede in un partito, in qualunque partito, compreso il tuo.

Si incontrano due persone e lo fondano. Coinvolgono altre persone e lo consolidano. Quando il partito inizia ad avere peso, lo blindano, lo controllano, lo posseggono. Le persone che si propongono di farne parte giungono in una struttura cristallizzata in cui ogni nuovo ingresso è percepito come pericolo per chi vi è già. Scattano norme non scritte di conservazione del ruolo e meccanismi di difesa della poltrona calda.


In un partito già strutturato sono ben accette solo due figure di nuove adesioni: quella dei semplici simpatizzanti, che non coltivano alcuna ambizione di rappresentanza politica, e quella dei capi cordata in appoggio alla sussistente gerarchia. Ciò è avvenuto anche in Italia dei Valori sin dalla sua prima connotazione di movimento e si è oggi, i congressi ne sono prova schiacciante, conclamato nel nuovo profilo politico di partito.

Dalla singola sezione cittadina alla struttura nazionale,
il tuo partito è vuoto di democrazia e, a causa di tale lacuna, ha smarrito l’essenza stessa della sua esistenza. Il privilegio del notabile siciliano, la cui abolizione è motivo assorbente di ogni impulso alla vita politica, vale un coordinamento regionale a vita. Se poi questo coordinamento non è stato, regole di statuto alla mano, eletto, lo si chiama commissariamento. Di fatto, Italia dei Valori ha solo commissari o coordinatori designati in congressi con una singola candidatura, e al più con una seconda di facciata. Una fideiussione in favore del partito, sino ad ora, è valsa un dipartimento nazionale e incarichi di ufficio di presidenza, oltre ad un posto in Parlamento. Io come tuo elettore questo non lo voglio!

Perché un partito che non ha democrazia al suo interno non può portare democrazia dentro le Istituzioni. Ecco perché oggi rischi la scissione. Nel partito convivono, per le ragioni nobili della resistenza unitaria nel quadro attuale di forte pericolo per la democrazia, varie anime: alcune vitali, provenienti dall’attivismo civile e dei movimenti e altre mortifere, provenienti dai partiti della prima Repubblica. Le anime del secondo gruppo alimentano nel partito esclusivamente la propria corrente personale ed introducono nei ruoli strategici del partito i propri fedelissimi adottando la raccomandazione e la cooptazione come criteri esclusivi per la selezione della classe dirigente da spendere nel partito, sui territori e nelle Istituzioni.

L’anima movimentista e quella politica in senso stretto, avanguardia d’eccellenza e di nuova generazione, rimangono totalmente estromesse dalla gestione del partito. L’assenza di aree di dibattito politico ostacola il confronto vero su contenuti e forme ed impedisce, ancor più, la formazione di una volontà condivisa. I processi decisionali, quindi, nascono e si consumano nelle segrete stanze delle segreterie di partito. L’elettorato di Italia dei Valori questo non lo vuole!

Un modo siffatto di condurre la politica assimila, infatti, Italia dei Valori a tutti gli altri partiti. Il serpente del potere chiude il cerchio ingoiando la propria coda, è la metafora di un sistema politico dominato da una legge elettorale antidemocratica che preserva i ruoli dei magnifici del partito, a propria volta cooptati dall’alto e non scelti dalla base dei tesserati. L’elettorato di Italia dei Valori questo non lo vuole!

Questa lettera potrebbe apparire maliziosa ed essere interpretata come un attacco personale ad Antonio Di Pietro e come un indebolimento della validità del suo progetto di governo. In verità, è solo una testimonianza di verità. Una testimonianza che rende giustizia, per un attimo, a quanti ogni giorno si trovano a rappresentare dentro ad un partito un’idea di valore. Costoro troppo spesso subiscono lo stesso trattamento che subì Giovanni Falcone, quando gli fu preferito Antonino Meli. Ricordi? In una seduta notturna del Consiglio Superiore della Magistratura Meli fu preferito a Falcone e Paolo Borsellino successivamente tuonò: « Quando Giovanni Falcone solo per continuare il suo lavoro, propose la sua aspirazione a succedere ad Antonino Caponnetto, il CSM, con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Antonino Meli. Falcone concorse, qualche Giuda si impegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio compleanno il CSM ci fece questo regalo. Gli preferì Antonino Meli». Quanta simmetria tra le segreterie di Idv e il Csm! L’elettorato di Italia dei Valori questo non lo vuole!

Caro Antonio, non so se questa lettera riuscirà a farti capire che le tante lamentele di assenza di democrazia in determinati contesti territoriali non equivalgono ad una mera ricerca di visibilità o al tradimento del partito in cui si è iscritti. Anzi, al contrario, un tale atto di verità è un atto di amore verso un’idea di partito pulito e a partecipazione condivisa. Non è sentimentalismo stupido o idealismo insensato, bensì è l’essenza dell’impegno politico di chi non vuole fare parte di una struttura organizzata per doversi prostrare al senatore di turno. Tu cosa faresti?


Se non ti desti, Antonio, a settembre ci saranno una scissione dal tuo partito e la formazione di un nuovo soggetto politico. E in ogni caso, il sottoscritto uscirà da Idv senza alcun rimorso, se non quello di avere sprecato anni della propria gioventù e della propria esperienza politica nella fedeltà di un progetto poi tradito dal partito. E come me, chissà quanti? Questa lettera rimanga agli atti per la mia biografia ufficiale “ove mai domo, non ho tradito un istante quegli ideali che ancora oggi conservo e preservo, per trasmetterli intatti ai miei figli e alle nuove generazioni e a tutti coloro che vorranno ascoltarli”.

Rimane alla storia l’incapacità oggettiva e la sottigliezza del profilo politico dell’On. Ignazio Messina, capace di annichilire l’entusiasmo di migliaia di iscritti in tutta Italia. Resta immobile nella memoria la presenza dominante e defatigatoria dell’On. Leoluca Orlando Cascio, volto storico di una Sicilia per bene catturata nella Rete e poi bruciata. E quant’altri ciarlatani e tronisti in Idv hanno offeso il sentire comune della maggioranza di tesserati, elettori e uomini di cultura.

La questione morale della politica, intesa questa come problematica attinente alle dinamiche di occupazione delle Istituzioni e asservimento di queste alle logiche personali e di consorterie, deve trovare soluzione, anzitutto, nelle logiche dei partiti politici, mediatori privilegiati della sovranità popolare. In special modo ciò deve avvenire nel partito Italia dei Valori, ove persino il presidente Di Pietro può, e deve, essere continuamente messo in discussione. Per il tuo bene stesso, per essere confermato leader da un popolo che ti segue e ti indirizza, mai supino e pronto a sostenerti nella coerenza ed ammonirti nelle confusioni. L’elettorato di Italia dei Valori vuole questo!


Non esistono super uomini, non esistono dittatori meglio di altri. Se tu, Di Pietro, vuoi essere all’altezza della situazione di un partito con dinamiche veramente democratiche, se vuoi il mio voto, ancor prima del mio impegno politico, e quello di altri milioni di persone dotate di intelligenza sufficiente per capire che qualcosa di notevole nel tuo partito non va, destati ed intervieni con decisione, altrimenti rischierai di lasciare l’opera incompiuta.

In Alto i cuori!

Roma, 29 giugno 2010 Avv. Lillo Massimiliano Musso

26 giugno 2010

03 febbraio 2010

Francesca Tomasini sfida i vertici IDV

Francesca Tomasini lancia in Rete il suo secondo video-messaggio per raccontare la propria esperienza all'interno dell' Italia de Valori. Un atto di accusa molto duro e preciso nei confronti dei vertici del partito ed una presa di coscienza dei valori della militanza. Un discorso che ogni iscritto, militante o simpatizzante dell' IDV dovrebbe ascoltare. Un punto di partenza importante per una riflessione seria sulla deriva involutiva che sta stravolgendo i valori fondanti del partito:

Guarda il video messaggio:



Trascrizione:

"Dopo aver diffuso in rete un primo video, intitolato “S.O.S. Italia dei Valori”, ho deciso di realizzarne un altro: questo. Attraverso il quale approfitto per comunicare a chi ha seguito la mia vicenda di aver momentaneamente - e solo momentaneamente - sospeso la pubblicazione della mia documentazione sul blog www.francescatomasini.info . E non senza un perché.

Nel frattempo, nel dicembre del 2009, mi è venuta la balzana idea di domandare i verbali degli ultimi Consigli direttivi regionali tenutisi in Friuli, nonché di un'assemblea di partito del settembre 2008. Mi ha risposto il Coordinatore regionale dicendomi che la richiesta non poteva essere accolta. Questo a ricordo ed in nome della famosa trasparenza.
Dopodiché mi ha comunicato che, sulla base di un deliberato dell’Ufficio di Presidenza risalente allo scorso giugno 2009, ribadito a più riprese nell’Esecutivo Nazionale, starebbe valutando la compatibilità della permanenza della sottoscritta quale aderente di Italia dei Valori.
Quindi una cosa del genere, dopo tutto il casino che ho fatto, io la vengo a sapere, anzi a scoprire, a distanza di 6 mesi. E per puro caso.
Ed è curioso davvero perché, a fine maggio 2009, consegnavo personalmente una lettera in mano al Presidente Antonio Di Pietro, ricevendo poi dallo stesso un'email di stima - mai successivamente smentita - in cui il Presidente riconosceva nelle mie dimissioni da consigliere comunale un atto di coraggio e di denuncia che mi aveva fatto onore. Queste le sue testuali parole.
Preciso che la mia era una lettera di denuncia rispetto alla conduzione locale del Suo partito.

Che dire: evidentemente la comunicazione interna, come del resto la coerenza, con l'IdV poco c'azzeccano...

Io credo proprio che non ci siamo capiti, Presidente Di Pietro.

Mi sono spesa come consigliere comunale, peraltro in una posizione gravosa, quella dell'opposizione autonoma, ero capogruppo di me stessa, solissima in Consiglio, dovevo presenziare a tutte le commissioni, il partito non mi pagava nemmeno l'abbonamento al Messaggero locale, dovevo esprimermi sulle questioni più svariate (e tengo a precisare che nel Comune di Maniago, le questioni da affrontare - per chi ricopre una posizione come quella che ricoprivo io in Consiglio - oltre che svariate, erano e sono, soprattutto dal punto di vista ambientale, serissime!), al contempo dovevo lottare all'interno del mio stesso partito per pretendere semplicemente il rispetto di ciò che all'esterno continuava ad essere proclamato, ho raccolto firme nei banchetti, mi sono dannata a mendicare consulenze tecniche bussando alla porta di un esperto piuttosto che di un altro.
Tempo, soldi, energie, tutto a mie spese.
Ho anche lavorato (per niente!) come componente della commissione di revisione dello Statuto regionale, portando alla luce cosa davvero significhi, nel sistema attuale, svolgere in modo serio e dignitoso il complicato ruolo del consigliere comunale, specie se di opposizione e in posizione autonoma, con un gettone di presenza da 41 euro che non è sufficiente nemmeno a ripagarsi delle telefonate che si fanno. Ma l'unico risultato è stato quello di sprecare inutilmente altro sudore, visto che la bozza dello Statuto non è mai stata portata all'attenzione dell'Assemblea regionale.
E, alla fine, dopo aver semplicemente chiesto l'indispensabile collaborazione interna di cui necessitavo, dopo non essere mai stata ascoltata, ma anzi ostacolata, di recente vengo addirittura diffamata pubblicamente, a mezzo stampa, per aver detto la pura e semplice verità anche, ma non solo, rispetto ad un silenzio troppo a lungo mantenuto dal partito a fronte di una questione ambientale prioritaria e riguardante la tutela della salute pubblica nella zona in cui vivo (tra parentesi, la trasformazione del cementificio locale in un inceneritore).

No Presidente, mi sa proprio che non ci siamo capiti.
Il fatto è che voi lo sapete, lo sapete bene, che le forze, il tempo e i mezzi a disposizione di semplici militanti che pretendono coerenza tra il dire e il fare e che, a un certo punto, esigono delle risposte dal partito - perché di questo poi si tratta - sono insignificanti rispetto ai vostri.
Lo sapete scientificamente e dal principio che la battaglia è impari.
Tanto ci pensa il sistema a schiacciare in silenzio chiunque provi sul serio a scalfirlo dall'interno, non è vero?
Presidente Di Pietro, la totale indifferenza mantenuta da Lei e dalla Sua dirigenza, compresa Sonia Alfano (peraltro messa a conoscenza del mio specifico caso!), il vostro silenzio di fronte alle più che legittime domande sollevate da molti tesserati, nonché dal gruppo “S.O.S Italia dei Valori” spontaneamente sorto in rete e da voi completamente ignorato - anche se attentamente osservato, questo lo sappiamo - è ormai inaccettabile ed ingiustificabile.

E che ci dice, Presidente, dei diritti di informazione di tutti i tesserati riguardo ai fondi elettorali del partito, che sono piovuti a milioni di euro e della cui gestione mi risulta non si sappia nulla, ad eccezione di poste di rendiconto ingenti quanto generiche e indecifrabili?

E' vero che i rendiconti sono stati approvati soltanto da Lei, senza nessun controllo?

E' vero che Lei ha costituito, assieme ad un familiare e ad un fiduciario, un soggetto giuridico diverso rispetto al partito e che però ne porta lo stesso nome?

Chi pretende trasparenza nei bilanci, chi riveste ruoli di direzione e di responsabilità all'interno di qualunque partito, ma soprattutto un ex magistrato che si è fatto conoscere per l'assoluta intransigenza applicata nei confronti altrui, deve dare risposte esaustive ed inequivocabili a domande come queste, giustificando anche l'ultimo centesimo di euro.

Concludendo, oggettivamente, io a questa tessera non so più che valore dare. Però VOGLIO che qualcuno abbia il coraggio di buttarmi fuori dal partito quando, a breve, ne chiederò il rinnovo. A quel punto sarò davvero curiosa, Presidente Di Pietro, di vedere quale trattamento mi verrà riservato.

Sia chiaro però, con o senza questa tessera, la mia battaglia andrà avanti comunque, perché non si tratta di una battaglia contro l'IdV. Si tratta della MIA di battaglia, di quella per i principi nei quali - da sempre - e veramente, io credo.
Come tutti quei giovani che, ugualmente a me, hanno diritto di sperare in un futuro migliore.
Se poi il miracolo dovesse mai avvenire e questo partito resuscitasse nel vero senso del termine, beh allora persone come Elisabetta Di Carlo, Anna Rivelli, Massimo Barberio, Fabrizio Chitti, Manuela Cappello (tanto per citare solo alcuni tra dissidenti o ex dissidenti), anziché bistrattarle, le andrete a cercare col lanternino. Ammesso che siano ancora disponibili o interessate.
In ogni caso, su un tale miracolo, ho personalmente fortissime e motivate perplessità.
Di sicuro io - che a questa Italia dei Valori ho soltanto dato, mettendoci anche la faccia, io che come tantissimi altri sono andata con il ghiaccio sulla strada a raccogliere firme contro il Lodo Alfano - il trattamento denigratorio che alla fine ho dovuto subire e che mi è stato riservato da un coordinatore provinciale ex Udeur, oltre a non meritarlo, non lo accetto davvero.

(Pezzo musicale di sottofondo in chiusura)

Sono entrata in un partito perché, oltre a identificarmi in determinati principi, ero convinta che da sola – cioè senza una struttura alle spalle – sarebbe stato tutto molto più difficile, diciamo pure impossibile. Come in effetti è.
Poi ho scoperto che per far morire qualcuno in politica non serve molto: basta l’isolamento.
Tanto che, ad un certo punto, a uno restano solo due possibilità: ADEGUARSI oppure ANDARSENE.
Nel mio piccolo, in Consiglio, ho resistito finché ho potuto ed anche di più.
Ma francamente, non si può accettare di venire sfruttati, ostacolati e lasciati soli nel proprio impegno, mentre le istanze che raccogli non vengono né ascoltate né discusse nelle dovute sedi istituzionali e di partito, alla faccia tua, del programma sottoscritto e dei cittadini che rappresenti.
Credo che i partiti siano dei contenitori indispensabili.
Ma i partiti - tutti - oltre a selezionare i migliori elementi, usando come criteri primari quelli dell’onestà intellettuale, delle capacità, delle competenze e del coraggio, inteso come vera forma di indipendenza, dovrebbero incominciare ad essere organicamente utili per servire seriamente a qualcosa, venendo peraltro gestiti in modo davvero trasparente e democratico.
I partiti si devono occupare di sostenere, nel senso più ampio del termine, l’azione politica di chi, all’interno delle istituzioni, soprattutto a livello comunale, è tenuto a rappresentare il cittadino.
Sottolineo la dimensione comunale in quanto, a fronte dell’esperienza vissuta, so bene quanto il lavoro, lì, sia oltre modo impegnativo e di grande responsabilità.
Tutto questo, affinché l’attività di ascolto e di rappresentanza possa esplicarsi in modo onesto, oltre che qualitativamente valido. E non già mediante una semplice alzata di mano a favore o contro questioni di cui, spesso, si ignora la portata e persino la gravità".

DESIDERO ESPRESSAMENTE ESSERE ANNOVERATA
TRA I DISSIDENTI IDV CHE IL PRESIDENTE DI PIETRO,
SENZA NEMMENO IL CORAGGIO DI CHIAMARLI PER NOME E COGNOME,
HA RECENTEMENTE E PUBBLICAMENTE DEFINITO:
“PICCOLE PERSONE”.

IO SONO UNA DI QUELLE.


Dedicato
esclusivamente
a chi non ha padroni.
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23 gennaio 2010

Raccolta firme: "Europa sicura per Rosario Crocetta"

Dopo la scoperta dell'ennesimo vile tentativo, da parte della mafia, di assassinare Rosario Crocetta e consapevoli del rifiuto delle autorità belghe di assicurare un servizio di protezione all'europarlamentare. Considerato che la Commissione Europea, il Consiglio dell'Unione Europea ed una delle sedi del Parlamento Europeo si trovano a Bruxelles, in pieno territorio belga, e che Rosario Crocetta è uno dei parlamentari maggiormente presenti alle sedute dell'europarlamento, la triste conclusione è che: l'On.le Rosario Crocetta si trova in gravissimo pericolo di vita proprio quando decide di esercitare le sue legittime prerogative politiche. Si delinea, quindi, una lesione del diritto al libero esercizio delle proprie funzioni politiche di eurodeputato italiano. Carica attribuita elettivamente dal popolo. Le autorità italiane ed europee hanno il dovere di intervenire immediatamente, pena l'illegittimità della stessa attività dell'Europarlamento. In favore del politico siciliano è nato il comitato "Europa sicura per Rosario Crocetta" ed una raccolta di firme: