31 dicembre 2007

Una splendida poesia dedicata a Giovanni Falcone

Il poeta Gaspare D'Angelo, dalla pizzeria Impastato di Cinisi, declama la poesia "Falcone e le ali", in dialetto siciliano. I brividi percorreranno la vostra schiena. Voglio chiudere il 2007 onorando uno dei veri eroi del nostro tempo. Un martire della giustizia. In vita fu contrastato e attaccato in modo vile da molti esponenti della Casta. Gli stessi che oggi ci ritroviamo al potere. A Falcone il nostro onore a loro il disprezzo più profondo.

30 dicembre 2007

Il Dini-Sauro, ultima frontiera dell'estremismo gerontocratico centrista

L'estremismo politico risiede tra i vecchi conservatori centristi. Non c'è alcun dubbio. Altro che comunisti. L'emblema di tutto questo è l'ultimo ricatto del Dini-Sauro a Prodi. Forse rinvigorito dalla fresca condanna, in primo grado, incassata dalla moglie Donatella Pasquali Zingone: due anni e quattro mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta mediante falso in bilancio per un crac da 40 miliardi che provocò il fallimento della Sidema. Certo una condanna in famiglia è un buon passaporto per fare carriera politica in Italia. Sta di fatto che in preda ad una erezione politico-intellettuale il giovane esemplare di Dini-Sauro, a soli 77 anni di età, tiene in ostaggio il governo della Repubblica italiana. Pone non uno ma cinque punti imprescindibili per il governo. Pena la rovinosa caduta dello stesso. E pensare che fu eletto senatore in una lista per Prodi. Il suo nuovo partito, "I Liberaldemocratici" , non si presentò neppure alle elezioni. L'ultima volta che una Lista Dini si presentò ad una consultazione elettorale, nel 1999, raccolse soltanto 350 mila voti ed elesse un solo parlamentare. Ed allora chi rappresenta Dini? in pratica se stesso. Berlusconi lo aspetta a braccia aperte nel suo prossimo governo. Brrrrrr!!!

27 dicembre 2007

E adesso graziamoli tutti. Contrada favorì la mafia. Punto.

Esistono le leggi che consentono ai detenuti malati di essere curati in strutture interne o esterne al carcere e di ottenere il differimento della pena. Nel caso di reati di mafia per ottenere altri benefici occorre aver "collaborato" con la giustizia. Cosa che Contrada non ha mai fatto. Lo Stato ha previsto norme di umanità. Ed allora perchè mai concedere un provvedimento di grazia? In Italia sembra inconcepile che un "colletto bianco" possa essere costretto a scontare la pena inflittagli da un tribunale della Repubblica. Ci sono tanti altri detenuti, meno conosciuti, che versano nelle medesime condizioni del signor Contrada. E nessuno si sogna di condergli nulla.

La sentenza di condanna è molto chiara: "Da tale complesso materiale probatorio, sottoposto a rigoroso vaglio critico, è emerso al di là di ogni ragionevole dubbio che l’imputato ha posto in essere una condotta consapevolmente ed univocamente indirizzata ad agevolare l’organizzazione criminale Cosa Nostra". Ed è definitiva.

Senso di umanità significa, anche, rispettare il dolore delle vittime della mafia. Graziare chi, lavorando per conto dello Stato, favoriva Cosa Nostra significa pugnalare per l'ennesima volta chi ha dato la propria vita per liberarci dal cancro mafioso.

Dopo indultopoli potrebbe aprirsi graziopoli. Il Presidente Napolitano si metta a servizio della Giustizia.

23 dicembre 2007

In Sicilia siamo alla farsa: Miccichè e il Cuffarismo senza Cuffaro

Aiutateci. La dignità della Sicilia affonda. Il Presidente del Parlamento siciliano Miccichè afferma: "Cuffaro vive in un sistema di tipo clientelare, lo dice lui stesso. Si rende conto che è vittima del cuffarismo, insomma rimane imbrigliato lo stesso Cuffaro nella rete del cuffarismo. Questo è un sistema che va abbattuto".
Cuffaro replica: "Sono molto amareggiato per le cose dette da Micciché".
Il vicerè Miccichè allora precisa: "forse la frase gli [a Cuffaro] è stata riportata male. La colpa, lo ribadisco, non è di Cuffaro ma di un metodo che è stato chiamato “cuffarismo” e che esiste da 50 anni", "se fossi Cuffaro mi amareggerei piuttosto perché un sistema che viene considerato sbagliato porta il mio nome. Ma la colpa è del metodo, non dell’uomo".
Ma come cazzo fa a chiamarsi cuffarismo una cosa nata prima di Cuffaro? Secondo la filosofia del genio Miccichè: il cuffarismo è germogliato prima di Cuffaro! I Profeti dele sacre scritture bibliche avevano predetto questo evento: "Caro Totò la tua fama precederà la tua stessa esistenza".
Miccichè e Forza Italia da due legislature governano insieme a Totò Vasa Vasa utilizzando lo stesso metodo. Se di cuffarismo si tratta anche il signor Miccichè ne fa parte.
Ma esistono giornalisti in Sicilia? qualcuno che faccia presente al signor Miccichè che il popolo non è stupido? Nessuno. Silenzio. Tomba.

La verità è che si avvicina la sentenza sul presunto favoreggiamento di Cuffaro alla mafia. Qualcuno sente puzza di carogna. La lotta per la successione allo zio Totò è aperta. Gli avvoltoi sono pronti.

21 dicembre 2007

L'ultima vergogna della Casta: ignorato il popolo tibetano. Adesso via i nostri ragazzi dalle missioni di guerra.

Facce di bronzo. Si è consumata l'ultima vergogna della Casta. I nostri "rappresentanti politici" sono scappati a gambe levate dinanzi al capo spirituale e politico del popolo tibetano. Hanno ignorato il Dalai Lama. Anche il Papa non ha trovato il tempo di riceverlo. Il governo ha paura delle ritorsioni economiche cinesi. Il Papa teme il peggioramento della situazione della chiesa cattolica in Cina. Woitjla non si fece di questi problemi. Ma come, per il principio di libertà dei popoli, i nostri bravi politici, non esitano a mettere a rischio la vita dei figli del popolo (non dei loro figli). No esitano a mettere a repentaglio la vita di tutti i cittadini italiani aumentando il rischio di paurosi attentati. Non si fermano nemmeno dinanzi alle centinaia di reduci morti o ammalati per i tumori regalatigli dall'uranio impoverito presente nei teatri di guerra. E adesso hanno paura di ritorsioni economiche? il popolo tibetano sta subendo atroci sofferenze a causa dell'occupazione cinese. E' un popolo pacifico. Dagli anni 50' è preda del terrore di una occupazione barbara e crudele. Per i nostri governanti il popolo tibetano non merita nessuna tutela? neanche un misero riconoscimento? cosa c'è di diverso tra il popolo tibetano e quello iracheno o afghano? E' indegno il comportamento riservato al Dalai Lama. Vergognatevi. Ritirate immediatamente i nostri ragazzi dalle missioni internazionali. Avete dimostrato che siamo là per altre ragioni e non per la libertà dei popoli. Mandateci i vostri figli a morire e ad ammalarsi per i vostri fini, non i figli del popolo. Gli italiani sono solidali con il popolo tibetano. La Casta non ci rappresenta. Voi non siete stati eletti. Voi non rappresentate nessuno. Ricordatelo!

15 dicembre 2007

La casta non ha nessuna intenzione di liberarci dal cancro mafioso

Sorda davanti al grido di libertà proveniente dal popolo ed insensibile dinanzi allo strazio delle vittime e dei martiri della legalità. La casta-politica dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e accompagnare il risveglio delle coscienze del popolo siciliano e i ripetuti successi della magistratura con provvedimenti efficaci e scelte dignitose. Il governo nazionale dovrebbe dimostrare una attenzione maggiore al clima di ribellione che si respira in Sicilia. Il governo avrebbe il dovere di assumere la lotta alle mafie come punto qualificante della propria attività. Necessitano poche ma penetranti leggi. La mafia si potrebbe sradicare in pochissimo tempo. Se solo la casta lo volesse. Magistratura e forze dell'ordine compiono il proprio dovere colpendo con coraggio la mafia nei suoi punti vitali ed operativi. Ma colpire la parte militare di cosa nostra non basta. La mafia ha sempre dimostrato una grande capacità di rigenerazione. Per combatterla nella sua interezza è doveroso aggredire in modo serio i rapporti che la mafia intrattiene con la politica, il mondo degli affari, la società civile, le istituzioni. Non è accettabile che i partiti politici scelgano le proprie classi dirigenti eleggendo come criterio unico di selezione dei candidati soltanto la loro capacità elettorale, infischiandosene delle condanne e delle frequentazioni mafiose degli stessi. E’ indegno di una democrazia. In questo modo si vanifica l’eccellente lavoro degli investigatori e si spegne la nobile fiamma della ribellione popolare. Si tradiscono i martiri dell’antimafia. La politica ha il dovere morale di fare pulizia al proprio interno. La Casta però non ha nessuna intenzione di liberarci dal cancro mafioso. Loro ci sguazzano dentro. Perchè rischiare per salvare il popolo? meglio saziare la propria fame di soldi insanguinati e lasciare la gente in balìa del fecciume.
Alziamo gli occhi e puntiamo lo sguardo contro gli uomini che incarnano il sistema.

10 dicembre 2007

Impariamo da Piero Ricca. Ecco come si trattano i potenti: il turno di Bruno Vespa.

Piero Ricca si limita a fare le domande che i giornalisti dei paesi democratici normalmente fanno ai potenti. In un paese normale non ci sarebbe nulla di strano. In Italia, invece, i potenti, abituati ad un giornalismo morbido ed asservito, reagiscono con virulenza. Non sono abituati. Non possono accettare che un tizio con la barba gli sbatta la verità in faccia.I nostri potenti sono abituati ai giornalisti maggiordomi che adorano vivere in posizione semipiegata. Moderni lacchè e ruffiani di corte che per garantirsi la carriera ed evitare problemi ci propongono la di-sinformazione come normale sistema informativo. Manipolano, trasformano, depistano, insabbiano,censurano, suggestionano. Tutto questo per compiacere i padroni di turno. Le vere notizie, quelle che danneggiano il potere, le tengono nascoste. Delegittimano chi osa contestare le vergognose bugie che ci propina il sistema politico-mediatico-mafioso.Godetevi questo spettacolare video, nel quale, il giornalista Ricca mette a nudo l'insetto di Porta a Porta. VIVA IL METODO RICCA

05 dicembre 2007

La cacciata di Clementina Forleo. Gli italiani ingoieranno anche questo.

La casta ha stravinto. Come sempre del resto. De Magistris estromesso dalle sue inchieste con una manovra a tenaglia effettuata da una manciata di poteri. Clementina Forleo trasferita di luogo e di funzione. Sulle loro inchieste è già calato l'assordante silenzio politico-mediatico. Il rapporto simbiotico-criminale tra la mala-politica e lo pseudo-giornalismo non può che creare una de-generazione medioevale del potere. In molti saranno indotti a credere, da questo sistema di poteri, che Clementina è una pazza e De Magistris uno sprovveduto esaltato di protagonismo. Attenzione signori siamo difronte alla solita strategia dei poteri occulti. Niente è cambiato. Andate indietro con la memoria. Due dei nostri eroi più cari, come Falcone e Borsellino, eroi lo diventarono da morti. I politici usano le commemorazioni delle stragi come passarelle elettorali. Da vivi furono perseguitati dai media , dai politici e dai poteri. Due esempi? Falcone fu pesantemente accusato di essersi messo da solo la bomba nel fallito attentato nella sua villetta all'Addaura; Borsellino, invece, fu accusato, sul "Corriere della Sera"di essere un "professionista dell'antimafia" che usa la lotta alla mafia, soltanto, per fare carriera. L'accusa proveniva, addirittura, da Leonardo Sciascia, il quale poi ebbe modo di confessare a Paolo Borsellino di essere stato consigliato male. Ragazzi fermiamo l'arroganza della Casta. Solidarietà ai magistrati coraggiosi.
SU LA TESTA E INNALZIAMO IL LIVELLO DELLA LOTTA

23 novembre 2007

Salvatore Borsellino: "Eroi senza nome"


Pubblico, senza commenti, la splendida lettera di Salvatore Borsellino, indirizzata ai parenti delle vittime della mafia, costretti ad incatenarsi ai cancelli della prefettura di Palermo per richiedere il riconoscimento dei propri diritti ad uno stato indegno:

"Pochi giorni dopo la strage di Via D'Amelio mia madre chiamo' me e le mie sorelle, Rita e Adele e ci chiese di farle incontrare le mamme di quei ragazzi che il 19 Luglio si erano stretti attorno a Paolo mente suonava il campanello della sua casa per proteggerlo nell'unica maniera in cui potevano proteggerlo, con i loro corpi.

Non potevano proteggerlo in altro modo perche' il prefetto di Palermo Mario Jovine non considerava quella strada un obiettivo a rischio e quindi non ne aveva disposto lo sgombero.
Non potevano proteggerlo perche' il procuratore Pietro Giammanco, pur essendo al corrente che era gia arrivato in citta' il carico di tritolo per l'assassinio di Paolo, non aveva ritenuto necessario avvertilo del pericolo imcombente.

O anche peggio come forse potremmo sapere se si venisse a conoscere il reale contenuto della strana telefonata che lo stesso Giammanco fece a Paolo alle 7 di mattina dei quel 19 Luglio nel corso della quale la moglie Agnese senti' Paolo gridare la sua rabbia al telefono in faccia a quello che avrebbe dovuto essere il suo capo e, in quanto tale, avrebbe avuto il dovere di vigilare sulla sua incolluità.

Lo stesso Giammanco del quale, come ha dichiarato l'allora Maresciallo del carabinieri Carmelo Canale, Paolo aveva intenzione di chiedere l'arresto perche' si potesse scoprire quello di cui era a conoscenza sull'omicidio Lima, il referente politico, in Sicilia, del senatore a vita Giulio Andreotti.

Grazie alla protezione dei corpi di quei ragazzi che si stringevano introno a lui Paolo rimase quasi intero dopo lo scoppio tanto che sua figlia Lucia, che volle correre ad abbracciarlo per l'ultima volta, ci pote' dire che Paolo sembrava quasi sorridere, aveva i baffi e la faccia aneriti dal fumo ma sembrava sorridere.

Ma di quei ragazzi non si trovo' quasi niente, una mano fu trovata in un balcone dei piani alti, un altro venne ricososciuto solo per una brandello del vestito, i pezzi di Emanuela Loi poterono essere riconosciuti solo perche' era l'unica donna che faceva parte della scorta.

E in quelle bare che furono testimoni muti della rivolta dei palermitani, alla cattedrale di Palermo, contro quel branco di avvoltoi che, scacciati da noi familiari dal funerale di Paolo, volevano almeno sedersi in prima fila ai funerali degli agenti di scorta, non c'era quasi nulla.

Anche se questo non impedì ad uno Stato che mi vergogno a chiamare con questo nome, di richiedere ai gentori di Emanuela Loi il costo del trasporto di quella bara vuota da Palermo a Cagliari.

Mia madre volle incontrare i genitori di quei ragazzi per chiedere di baciare loro, uno per uno, le mani perche' come disse loro, avevano donato la vita dei loro figli per quella di suo figlio.

Ed oggi uno Stato sempre piu' indegno, uno Stato di cui sono costretto a vergognarmi di fare parte, uno Stato che mi fa vergognare di essere italiano, costringe i genitori, i figli, i fratelli, i parenti di questi ragazzi e di tante altre vittime della criminalita' mafiosa, se non dello stesso Stato, a incatenarsi ai cancelli della Prefettura di Palermo per reclamare a voce alta i loro dititti.

Non, badiamo bene diritti economici di un vitalizio equiparato a quelle delle vittime del terrorismo, che pure spetterebbe loro di diritto, ma il diritto a che la loro dignità venga riconosciuta, il diritto a che non vengano cosiderati come vittime di classe inferiore, il diritto a che nelle commemorazioni che pur servono da passerella a politici i cerca di visibilita', i loro figli, i loro padri, i loro parenti non vengano denominato sbrigativamente "ragazzi della scorta" ma, come è loro diritto, con i loro nomi.

Ma allora perche' Paolo Borsellino e Giovanni Falcone non vengono chiamati "i giudici del pool" e basta, forse perche' la gente si indignerebbe a non sentire i nomi di quelli che considera degli eroi ?

Ma perche' forse non sono degli eroi anche Agostino Catalano,Eddie Walter Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Rocco Di Cillo, Antonio Montinari, Vito Schifani. Anche di Francesca Morvillo non viene spesso pronunziato il nome, come se non fosse morta anche lei accanto a Giovanni.

A fronte di caiscuno di questi nomi, e della serie interminabili di nomi di eroi che non vengono mai nominati ciascuno di noi non dovrebbe nemmeno solo alzarsi in piedi, ma mettersi in ginocchio, e invece li costringiamo ad incaternarsi ai cancelli di una prefettura per reclama il rispetto della loro dignita'.

Io chiedo perdono a Sonia Alfano e a quelli che come lei stanno portando avanti questa lotta nel nome di tutti per non essere li insieme a loro, per non essermi incatenato insieme a loro come di sicuro avrebbe voluto e ci avrebbe ordinato di fare mia mamma se fosse ancora in vita.

Vi chiedo perdono, la lotta che stiamo combattendo ha troppi fronti e non sempre si riesce ad essere dove il nostro cuore ci vorrebbe portare, ma sappiate che sono insieme a voi, che Paolo Borsellino è insieme a voi e che insieme a lui la lotta di tutti noi, di tutti noi uniti, riuscira' a realizzare il sogno di giustizia e di liberta' per cui sono morti i vostri figli, i vostri padri, i vostri compagni, i vostri fratelli". (Salvatore Borsellino)

18 novembre 2007

Sonia Alfano si incatena al cancello della prefettura di Palermo

S.O.S. ITALIA. Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe ucciso da cosa nostra, insieme ad altri parenti di vittime della mafia, protesta per l'ennessimo affronto subito dallo stato. Il Parlamento ha infatti bocciato un emendamento alla finanziaria che equiparava le vittime della mafia a quelle del terrorismo. Meglio farsi uccidere da un terrorista che da un mafioso. Il sussidio ricevuto dai parenti è più che doppio. Le vittime della mafia valgono meno di quelle del terrorismo. Meglio combattere il terrorismo. Falcone e Borsellino sono stati meno importanti di Biagi e D'Antona. In effetti qualche differenza esiste: il terrorismo vuole conquistare il potere con le armi, la mafia, invece, usa le armi per continuare a mantenere il potere.I terroristi ne colpiscono uno per educarne cento, i mafiosi hanno problemi nel trovare politici da "educare".
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07 novembre 2007

In Calabria cacciano pure Monsignor Bregantini il vescovo anti - 'ndrangheta

Calabria abbandonata. La Calabria è sempre più sola. Dopo l'avocazione dell'inchiesta a De Magistris e l'azzeramento dei suoi collaboratori, è il turno del vescovo simbolo della lotta contro la 'nrdangheta. La Santa sede avrebbe deciso il suo trasferimento dalla diocesi di Locri a quella di Campobasso. E' una chiara manovra di accerchiamento rivolta contro i cittadini onesti della Calabria. Si stanno rimuovendo tutti i punti di riferimento positivi del popolo calabrese. Il tentativo è quello di far assopire e ridurre al silenzio la voglia di ribellione e di rinascita proveniente dai giovani calabresi. La Calabria deve rimanere sommersa dalla 'ndrangheta e dal malaffare. In silenzio. E così sia. I poteri occulti stanno dando prova di una grandissima pervasività e di una capacità notevolissima di "normalizzazione". RAGAZZI, SU' LA TESTA.
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05 novembre 2007

L'arresto dei Lo Piccolo è un successo delle forze dell'ordine e della magistratura, non certo dei politici.

L'operazione che ha portato alla cattura del presunto capo di Cosa Nostra siciliana, del figlio e di altri due pericolosi latitanti è la dimostrazione che la magistratura e le forze dell'ordine compiono con coraggio e dedizione il proprio dovere nella lotta alla mafia. Nonostante tutto. Nonostante la scarsità di uomini e mezzi. Nonostante le frequenti delegittimazioni provenienti dalla politica. Il vero anello debole della lotta alla mafia è il potere politico. Sordo dinanzi al grido di libertà proveniente dal popolo ed insensibile dinanzi allo strazio delle vittime e dei martiri della legalità. Grazie al loro impegno le procure in prima linea lottano con armi spuntate e senza neanche la benzina per le auto. Pochi magistrati. Procure importanti scoperte. Nessuna nuova legge veramente efficace. Si avverte un nuovo risveglio delle coscienze ma per i politici è tutto fermo, immutabile. Arroccati nelle loro poltrone si limitano ai complimenti. La questione del rapporto tra mafia e politica rimane un cancello spalancato e ci ricorda che la Sicilia è la terra del "Gattopardo".
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04 novembre 2007

Su De Magistris cala la normalizzazione istituzionale


Ogni tassello si pone al posto giusto.
Il mosaico si delinea con sempre maggiore chiarezza. Come sempre del resto accade in Italia. In silenzio e senza clamore tutto ciò che ruota intorno al magistrato De Magistris viene trasferito dalla propria sede o sollevato dall'incarico. Tutto secondo la tecnica delle "carte a posto". Tutto secondo la legge. Ma tutto così preciso e puntiglioso. Così perfetto. Così SOSPETTO. Dopo l'attività svolta da una serie di poteri che hanno stretto in una morsa il magistrato De Magistris defraudandolo, per la seconda volta, di una indagine, si è passati alla creazione del vuoto attorno a lui: è stato rimosso dal suo incarico alla procura di Catanzaro, infatti, Gioacchino Genchi, l'esperto nominato da De Magistris per l'inchiesta Why not; inoltre è stato promosso e trasferito, dalla compagnia di Policoro, il capitano dei Carabinieri Pasquale Zaccheo, colui che ha indagato per conto di De Magistris nella inchiesta "Toghe lucane". De Magistris è sempre più solo e delegittimato dalle istituzioni italiane. In balia delle belve, dei proiettili e delle bombe.

02 novembre 2007

I magistrati hanno il diritto e il dovere di parlare

La libertà di espressione del proprio pensiero è un diritto costituzionalmente garantito. Se un magistrato si accorge che forze più o meno occulte tentano di bloccare le proprie indagini o se si sente oggetto di pressioni indebite da parte di poteri forti deve denunciare pubblicamente tali tentativi. In questi casi i magistrati hanno il dovere di andare in televisione e parlare chiaro al popolo. Il silenzio rischia di precludere l'esistenza stessa dell' indagine e di mettere a rischio la vita del magistrato. Se i poteri che intervengono sono davvero forti significa che hanno le mani in ogni settore delle istituzioni. E allora come può un magistrato difendere le proprie indagini e salvare la propria vita? come può sentirsi sicuro chiuso nel silenzio del palazzo? l'unica via rimane la denuncia pubblica che obbliga i poteri pseudo-occulti a rallentare la propria azione. La continua delegittimazione nei confronti dei magistrati proveniente dai personaggi che incarnano le istituzioni aiuta questi poteri a completare il proprio sporco lavoro. Le intimidazioni subite dalla Forleo e da De Magistris sono un chiaro sintomo della probabile bontà del loro lavoro. Difendiamo i nostri magistrati. Prima che intervangano le pallottole.

28 ottobre 2007

Ecco come si paga il "pizzo"

Dal rapporto 2007 di Sos Impresa apprendiamo che il pizzo si conferma come il reato tipico della criminalità organizzata finalizzato a sostenere le famiglie, i clan, le ‘ndrine, assicurare uno stipendio ai picciotti, assistere i carcerati, pagare gli avvocati. Il pizzo garantisce la quotidianità dell’organizzazione, accresce il suo dominio, conferisce un sempre maggiore prestigio ai clan, misura il tasso di omertà di una zona, di un quartiere e di una comunità. E’ in questo senso che la mafia si fa Stato. Non solo controlla il territorio, ma risolve controversie, distribuisce lavoro e favori, elargisce raccomandazioni. Le forme estorsive classiche sono:
Il pagamento concordato: si paga una tantum all’ingresso (o subingresso) e si pattuiscono rate mensili (o settimanali), di solito, rapportate al giro d’affari dell’impresa, ovvero dei mq del negozio, a volte dal numero delle vetrine. Parliamo di pagamento concordato perché si assiste ad una sorta di trattativa di solito intessuta da un mediatore. In questo caso il pagamento del pizzo è considerato il male minore; stante la sfiducia nella denuncia. Nel settore dell’edilizia, uno dei più colpiti dal fenomeno estorsivo, si paga una quota a vano costruito. Negli appalti pubblici, invece il “pizzo” varia secondo dell’importo complessivo dell’aggiudicazione mediamente tra il 2% e il 3%. Il contributo all’organizzazione: periodicamente si presentano due o tre persone chiedendo contributi per varie ricorrenze, dalla festa del Santo Patrono al sostegno alla squadra di calcio locale. In alcuni casi in modo esplicito, si impongono dazioni per il sostentamento dei familiari dei carcerati, o per il pagamento delle loro spese legali. Le dazioni in natura: non deve essere assolutamente sottovalutata la voce dei contributi in natura. Non è solo questione di soldi, ma anche di prestigio. Una recente operazione a Palermo ha messo in luce che il titolare di un bar-ristorante doveva organizzare gratuitamente cerimonie nuziali e battesimi per i familiari dei mafiosi.

27 ottobre 2007

Presidente Miccichè l'emergenza mafiosa in Sicilia non è finita. Legga il rapporto di Sos Impresa.

Sos Sicilia. Il presidente del Parlamento Gianfranco Miccichè per rimediare alla sua dichiarazione secondo la quale è "triste" un aeroporto che si chiama "Falcone e Borsellino" dichiarò che "La Sicilia ha diritto di dichiarare finita l’emergenza mafiosa", "non sono più i tempi in cui c’era l’esercito. Noi siciliani dobbiamo cominciare a parlare delle cose positive". L'analisi del presidente è totalmente smentita dal rapporto: "Le mani della criminalità sulle imprese" elaborato da Sos Impresa. Emerge chiaramente che il fatturato dell' "Azienda Mafia" tocca i 90 miliardi di euro, il 6 % del PIL nazionale, pari a 5 manovre finanziarie; commercianti e imprenditori subiscono 1300 reati al giorno, quasi uno al minuto; la grande impresa italiana, impegnata nei grandi lavori pubblici preferisce venire a patti con la mafia piuttosto che denunciarne i ricatti; la mafia è fortissima e non conosce crisi. Allora presidente Miccichè l'emergenza mafiosa è finita? l'errore peggiore che le Istituzioni possano commettere è proprio questo: sottovalutare e ridimensionare la potenza mafiosa solo perchè in questo periodo non spara. La strategia dell'inabbissamento punta proprio a questo: ridurre il livello di attenzione sull'organizzazione. E' proprio in questi periodi che la mafia è più potente. Compie i propri affari, si infiltra nei gangli vitali delle istituzioni, corrompe, amministra e controlla il territorio. SIAMO IN PIENA EMERGENZA. Tutta l'economia del sud è pesantemente condizionata. Non esiste libertà di impresa. La mafia trae solo vantaggio da queste incaute dichiarazioni.

24 ottobre 2007

La democrazia italiana dilaniata dall'arroganza della Casta.

Il livello democratico in Italia si approssima allo zero. La cacciata di De Magistris è solo la punta dell' icesberg. Non si tratta di destra o di sinistra nè di singoli esponenti. La quasi totalità della classe politica interpreta il potere in modo prepotente e personalistico. Vanno avanti gli interessi delle cosche politiche dominanti. E' una continua spartizione. Si creano gli enti al solo fine della concessione di incarichi. Si sprecano i soldi pubblici per ingozzare i partiti e coltivare l'orticello di voti. Poi non è importante se il popolo soffre, è disoccupato, precario, non arriva alla fine del mese. La plebe non conta. Tanto il voto è condizionato dal clientelismo sfrenato. La povertà aiuta e la mafia pure. Per loro va bene un popolo che vive di stenti, controllato dalla mafia che vigila e reprime qualsiasi desiderio ribelle. I parlamentari oramai non si votano si designano. La partitocrazia ha dilaniato la democrazia. L'informazione deve essere conforme alle idee del sistema. Si imbavagliano giornalisti, la Rete, ultimo baluardo di libertà, diventa un nemico da controllare e ridurre al silenzio. Le leggi vergogna di berlusconiana fattura sono ancora in vigore legittimate, di fatto, da un centro-sinistra che avrebbe dovuto abbatterle in un secondo. Il conflitto di interessi ci guarda e sorride. Non che la Prima Repubblica fosse meglio. In quei tempi era bello governare, tutto era possibile bastava emettere debiti fino ad accumularne uno mostruoso che non ha eguali nel mondo democratico. I politici della Prima Repubblica ci hanno tolto il futuro. Quelli della Seconda la speranza e i sogni. Ed ancora oggi il voto decisivo è sempre quello del prescritto Andreotti. SVEGLIA. ALZIAMO LA TESTA.

19 ottobre 2007

Il Ministro Di Pietro paladino della liberta' dei bloggers e della Rete.

Giu' le mani dalla rete. L'informazione libera e' costantemente in pericolo. Il governo Prodi, per mano del sottosegretario alla presidenza Riccardo Franco Levi, ha presentato in Parlamento un disegno di legge volto a distruggere la liberta' dei bloggers. Si tratta di un disegno di legge puramente liberticida. Chiunque abbia un blog dovra' registrarlo al ROC, un registro dell'autorita' delle telecomunicazioni. Dovra' pagare bolli, produrre documenti, dotarsi di una societa' editrice ed avere un direttore responsabile iscritto all'ordine dei giornalisti. Incredibile. La verita' e' soltanto una vogliono imbavagliare i bloggers, chiudere l'informazione libera, tappare la bocca a chiunque si permette di criticare la Casta. Vogliono omologarci alla informazione di sistema propinata dai mass media tradizionali. Vogliono che il popolo sappia solo la loro versione dei fatti. Vogliono condannarci al silenzio. Solo il ministro Di Pietro si e' ribellato a questo sconcio. Ha dichiarato testualmente "Io faccio parte del Governo e mi prendo le mie responsabilità per non aver intercettato il disegno di legge, ma per quanto mi riguarda questa legge non passerà mai, anche a costo di mettere in discussione l’appoggio dell’Italia dei Valori al Governo". SU LA TESTA. DIFENDIAMO LA NOSTRA LIBERTA.

17 ottobre 2007

Cuffaro, il perseguitato.

S.O.S. SICILIA. La procura di Palermo ha chiesto 8 anni di carcere per il governatore della Sicilia Toto´ Cuffaro durante la requisitoria del processo che lo vede
accusato di favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra. I lavori del Parlamento siciliano sono bloccati da continui rinvii per la permanente assenza dei deputati regionali. La voragine della sanita isolana, che inghiotte i soldi del popolo siciliano restituendo servizi pessimi, non accenna a diminuire. In tutto questo il nostro bravo Presidente sta cercando di sfruttare ad arte una mera questione di dialettica interna alla procura chiedendo lo spostamento del processo in altra sede. Utilizzando la legge Cirami di Berlusconiana memoria, ovviamente. Un tentativo di spacciarsi come un perseguitato dalla giustizia per ottenere l´ azzeramento del processo. Le forze che sostengono questo governo regionale dovrebbero trarre le conseguenze politiche da quanto accade. Bisogna mettere fine a questa farsa. Il risultato di questo gioco e´molto pesante e porta ad un aumento delle sofferenze del popolo siciliano. Costretto a subire l´avanzare della poverta´, a vedere sempre piu´ giovani lontani dalla propria terra in cerca di un lavoro dignitoso, ad avere servizi indecenti ed a vivere l´umiliazione della mafia.

10 ottobre 2007


Micciche' si dimetta. Ha pronunciato parole indegne.

S.O.S. Sicilia. Le parole del presidente dell' assemblea regionale siciliana sono SCONCERTANTI. In intervento pronunciato, durante una conferenza tenuta a Bivona [Agrigento], riferendosi al problema della frequente identificazione tra la Sicilia e la mafia, ha affermato che ''Noi trasmettiamo sempre un messaggio negativo. Ad esempio, se qualcuno, in viaggio per Palermo in aereo, non ricorda che l'immagine della Sicilia e' legata alla mafia, noi la evidenziamo subito gia' con il nome dell'aeroporto''. Signori miei sapete come si chiama l'aeroporto di Palermo??? Falcone e Borsellino. Si vergogni e vada a casa. Non servono le sue scuse tardive. Le sue parole non sono ''infelici'' ma ''indegne''. Come vuole che lo chiamiamo l'aeroporto... Cuffaro e Micciche' le va bene? Vuole ripulire l'immagine della Sicilia cancellando i martiri dell'antimafia??? cancelliamo anche i nomi dalle piazze e dalle vie intestate a Impastato, Falcone, Dalla Chiesa, Borsellino, Chinnici, Livatino e alla infinita lista di eroi caduti per difendere l'onore e la dignita' della Sicilia che lei ha calpestato pronunciando queste parole??? Davvero non prova vergogna a rimanere seduto sulla poltrona di rappresentante del popolo siciliano??? Signor Micciche' l'immagine della Sicilia non si ripulisce cancellando la memoria degli Eroi ma cancellando la mafia. Azzerando una classe politica insignificante, apatica e troppo spesso collusa. Una classe politica che non ascolta le lezioni sulla lotta alla mafia suggerite da chi ha perso la vita per lottare contro questo cancro maligno. Dopo avere udito le sue parole le dico con chiarezza che lei non ci rappresenta. Si dimetta. Liberi le istituzioni dalla sua presenza. Il popolo la ringraziera'.

05 ottobre 2007

Nessuno Tocchi Santoro

La Casta non tollera l'informazione. Loro sono abituati alle domande compiacenti. Ai falsi giornalisti lacche' dei potenti. Ai maggiordomi semipiegati della pseudo-informazione. Nessuno si azzardi, questa volta, a toccare i giornalisti veri. Al sud chi decide di fare il giornalista sul serio rischia costantemente la vita e deve abbandonare la propria terra. Esemplari i casi di Lirio Abbate e Roberto Saviano. In televisione ai tempi di Berlusconi I Giornalisti furono sbattuti fuori dalla televisione. Si seguiva l'insegnamento di Craxi. Adesso Prodi critica Anno Zero sulla base dei commenti degli altri. Senza neanche aver visto la trasmissione. Il potere minaccia l'Informazione. Si preparano editti, limiti, sanzioni... Lor Signori non hanno ancora capito nulla. I tempi sono cambiati. Fatico a credere che siate cosi' stupidi da non capire che non vi consentiremo di continuare ad oltraggiare la nostra liberta'. Giu' le mani dall' Informazione. Giu' le mani dalla Magistratura. Il popolo ha capito che ha il dovere di difendere la democrazia. La piazza e' pronta a cacciarvi a calci questa volta. Qui' Controinformazione Libera.

03 ottobre 2007

Cuffaro parla piu' di quanto bacia?

A proposito di sprechi e di casta. L'ufficio stampa della presidenza della regione siciliana ha 23 addetti all'ufficio stampa. Proprio in questi giorni le due ultime assunzioni. C'e' posto per un altro addetto. Il nostro generoso parlamentino siculo, infatti, nell'era del "cuffarismo" e' intervenuto per innalzare da 8 a 24 i posti disponibili. Prima delle elezioni del 2006 Cuffaro ha esercitato il suo diritto divino ed ha assunto tutti i portavoce degli assessori uscenti. Rigorosamente senza alcun concorso pubblico. Per chiamata diretta. Lo consente una legge regionale. Contratto a tempo indeterminato di 3800 euro mensili al netto delle tasse. 300 mila euro l'anno il costo per la regione. Facciamo qualche paragone: la Lombardia ha 13 addetti stampa, la Campania 10, la Puglia 4, Palazzo Chigi 10, il Quirinale 3. Ma che avra' da dire di cosi' importante il nostro Governatore? certo se parla piu' di quanto bacia occorreranno nuove assunzioni... Un esercito di giornalisti pagati dai cittadini per raccontarci cosa? che la mafia fa schifo? tutto questo in una regione che per recuperare soldi ha intenzione di chiudere tantissime guardie mediche lasciando molti piccoli paesi sforniti di qualsiasi presidio sanitario. VERGOGNA.

25 settembre 2007

TUTTI A CATANZARO CON DE MAGISTRIS

Giù le mani dal sostituto procuratore De Magistris. Lasciatelo lavorare. Non è ammissibile che un magistrato venga trasferito solo perchè indaga, in modo trasversale, sui politici italiani. Il popolo calabrese si mobiliti a sua difesa. I politici non hanno ancora capito nulla. Non hanno imparato la lezione. Grillo non gli è bastato? Le piazze si riempiranno ancora nei prossimi mesi. Il popolo ha il dovere di difendere la democrazia. Leggete l'articolo di M. Travaglio. Guardate l' intervista (allucinante) al magistrato.

23 settembre 2007

Marco Travaglio ci spiega la differenza tra Berlusconi e il liberismo

Lecco, 19 settembre 2007. Conferenza sulla Lista Civica nazionale. Il giornalista più "scomodo" d'Italia, Marco Travaglio, con la sua tagliente ironia dimostra come Berlusconi sia agli antipodi del liberismo: "Berlusconi non ha privatizzato nemmeno un canile", "se arriva il liberismo in Italia Berlusconi va in galera e gli levano tutto", "negli Stati Uniti chi falsifica i bilanci va in galera da un minimo di 25 anni ad un massimo di 40, mentre in Italia la pena massima per il falso in bilancio è, appunto, la presidenza del consiglio, infatti, Berlusconi è diventato presidente del consiglio". Travaglio come al solito delizia la platea, con le sue argomentazioni puntuali e ben documentate, il pubblico applaude. Le telecamere di Ribera Online erano presenti ed hanno ripreso la scena per voi.

18 settembre 2007

I politici terrorizzati da Beppe Grillo. Che spettacolo!

La classe politica italiana vive ore di angoscia. Sono nel panico più totale. Non sanno come prenderlo. Soprattutto non hanno idea di come fermarlo. Il "Grillo" nazionale li sferza tutti i giorni con l'ironia e la forza delle argomentazioni. Loro reagiscono in modo scomposto: litigano, urlano, propongono tagli ai loro sprechi. Che spettacolo vederli annaspare nel loro brodo. Un brodo fatto di corruzione, ipocrisia, mafia, egoismi, prepotenze e privilegi. Vivono nel lusso sfrenato. Utilizzano i soldi dello Stato per fini ludici privati. Sono arrivati ad un delirio di potenza tale da arrogarsi il diritto di designare i parlamentari. Sorvolando sulla democrazia. Nel silenzio abberrante del sistema informativo tradizionale. Purtroppo per loro esistono Grillo, Travaglio, Ricca, Stella, Abbate, Gomez, Beha, S.Guzzanti, M. Gabanelli e tanti altri che fanno molto bene il loro mestiere. Esiste anche la Rete. Sono fregati perchè hanno capito che non possono controllare più in modo assoluto le notizie. Le informazioni, quelle vere, girano. Possiamo cercarle su internet. Alla faccia di Vespa. Rido nel vederli alle corde. Rido nel vedere il loro goffo tentativo di rimediare alle loro colpe. Rido nel vederli schiacciati da un comico. Ma torno serio nel vedere ancora 24 condannati seduti in Parlamento. Andate a casa. Togliete il disturbo. Così posso tornare a ridere.

13 settembre 2007

Forgione: "La precarizzazione è il brodo di coltura delle mafie"

Vogliamo proporvi un passaggio molto interessante di un discorso pronunciato dal Presidente della Commissione Antimafia Francesco Forgione. Da un luogo simbolo, quale è la pizzeria di Giovanni Impastato, Forgione invita il Presidente del Consiglio Prodi a smetterla di lanciare appelli "ecumenici" ai giovani del sud perchè si ribellino alla mafia. Per Forgione sono necessarie politiche pubbliche che aggrediscano i problemi sociali quali la disoccupazione di massa e la precarizzazione: "brodo di coltura nel quale le mafie esercitano la loro egemonia". Non si risolve nulla soltanto con gli appelli etici. Quì c'è bisogno di una rottura "anche nella politica".

Lirio Abbate: " Io so, noi sappiamo chi sono i mafiosi e gli amici dei mafiosi o i loro protettori "

Il giornalista Lirio Abbate dice: "Io so, noi sappiamo chi sono i mafiosi e gli amici dei mafiosi o i loro protettori. Non ho, non abbiamo bisogno di attendere una sentenza o la parola della Cassazione o un'inchiesta giudiziaria perché penso che, prima della responsabilità penale, sempre eventuale, ci sia una responsabilità sociale e politica accertabile. Se il deputato, il consigliere regionale, l'assessore, il primario, il professore universitario se ne vanno in giro con il mafioso è un fatto. Si conoscono, passeggiano sottobraccio, si baciano quando s'incontrano. È soltanto accuratezza non rinviare ai tempi di una sentenza quel racconto. È il mio lavoro dirlo ora, subito. Non sono una testa calda, non sono un estremista, sono un cronista e credo che il mio impegno sia stretto in poche parole: raccontare quel che posso documentare".

Ecco la differenza tra uno come Lirio Abbate e molti segretari di partito. Abbate rischia la vita e vive blindato per scovare gli amici dei mafiosi. I nostri politici, invece, candidano gli stessi amici in posti di potere. Paolo Borsellino aveva chiesto ai politici di fare pulizia nei confronti di chi "appare" vicino alla mafia senza bisogno di aspettare i processi e le condanne (Guarda il video).
Borsellino è stato ucciso. Lirio Abbate è sotto costante minaccia. E loro si ingrassano nei privilegi di una casta indegna. Meritano il disprezzo del popolo.

11 settembre 2007

Grillo spaventa i politici

Il Vaffanculo-day è stato un evento strepitoso. Beppe Grillo ha riempito le piazze italiane con il solo aiuto di internet: la vera informazione libera. Il popolo in fila per firmare la legge di iniziativa popolare: cacciare i parlamentari condannati, via dalla poltrona dopo due legislature, ripristino della preferenza diretta.

I politici hanno visto un popolo senza bandiere di partito che si ribellava contro la casta. Un comico affrontare i problemi seri del paese.Una novità. Non sanno come fermarlo adesso.

In attesa vomitano la solita retorica neo-conservatrice difensivistica bollando tutto come: "qualunquismo", "populismo", "demagogia", "giustizialismo", "antipolitica"...


Parole vuote e inappropriate.

Il signor Casini aggiunge che "è la più grande delle mistificazioni". Un nuovo termine insignificante da aggiungere alla retorica della casta.

Ci sono 24 parlamentari condannati in via definitiva seduti in Parlamento. E' mistificatorio volerli cacciarli a pedalate?

per noi le mistificazioni sono altre, ad esempio:

"Il Presidente della Camera, Casini, ha telefonato oggi al senatore Dell'Utri a cui ha espresso i sensi più profondi di stima e amicizia".
( in piena camera di consiglio del Tribunale di Palermo nel processo a carico di Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, dalla quale i giudici usciranno 10 giorni dopo con una condanna a 9 anni),

oppure:

"Posso sbagliare ma, nella mia responsabilità politica, ritengo che Salvatore Cuffaro sia una persona perbene e dunque lo candideremo alle elezioni".
(Pierferdinando Casini, presidente della Camera, dopo il rinvio a giudizio di Cuffaro da parte del Tribunale di Palermo per favoreggiamento alla mafia, 7 febbraio 2006).

05 settembre 2007

Confindustria mandi via i carnefici e non le vittime

Non esiste un dovere del cittadino ad essere un EROE. Chi paga il pizzo è una vittima del sistema politico-mafioso. Chi non paga e denuncia è un eroe. Le conseguenze di una tale scelta sono infatti la morte o una vita blindata vissuta all'insegna della paura di morire. Che risultato produrrebbe una simile norma? una blindatura completa del racket. Si creino incentivi e premi per gli "eroi" al massimo. Confindustria, al posto di cercare pubblicità e prendersela con i più deboli e indifesi, cominci a fare pulizia seria all'interno della propria organizzazione mandi via a calci nel culo nell'ordine: condannati per mafia, evasori del fisco, truffatori, taroccatori di bilanci... cosa ci fanno pagatori di tangenti ai vertici di grosse banche ed aziende? Il caro Prodi al posto di chiedere "l'aiuto dei giovani del mezzogiorno" nella lotta alla mafia, emani i decreti legge che i magistrati e le associazioni antimafia chiedono da tempo . Il Presidente della Repubblica Napolitano, tra una lettera di risposta e l'altra, trovi il tempo per un messaggio ufficiale alle Camere che sferzi i partiti che si ostinano a dare spazio e potere a politici corrotti ed indagati per mafia. Nel maggio del 1993 Papa Woityla, ad Agrigento, urlò contro i mafiosi... sono passati più di 14 anni... la Chiesa batta un colpo!

30 agosto 2007

Lirio Abbate contesta la pratica di nominare amministratori indagati per mafia come a Palermo...

Lirio Abbate è un giornalista siciliano che vive sotto scorta a causa di minacce e intimidazioni mafiose subite dopo aver scritto il libro "I Complici, tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento". Come al solito chi denuncia e sta dalla parte della legalità è costretto a nascondersi e vivere una vita blindata. I boss mafiosi, invece, vivono tranquillamente nella propria casa. In questo video girato a Cinisi, nella pizzeria di Giovanni Impastato, il giornalista si chiede come è possibile che "...in giunte comunali chiamano persone esterne che sono indagate per concorso esterno in associazione mafiosa, che sono andati a braccetto con i mafiosi... te li trovi a fare gli assessori alla sanità a Palermo. E' una cosa vergognosa.... non è stato eletto dalla gente, non è stato eletto dai palermitani però... vogliono metterlo dentro questa amministrazione per forza...". Ricordiamo un insegnamento di Paolo Borsellino: un politico, al sud, non basta che sia onesto ma deve anche apparire onesto.

GUARDA IL VIDEO

23 agosto 2007

Giovanni Impastato lancia un messaggio di speranza e di concretezza

A margine della conferenza di Cinisi, Giovanni Impastato ha parlato alle telecamere di Ribera Online, pronunciando parole importanti e piene di significato. Impastato parla di un nuovo concetto di antimafia "che parta dal basso, dai bisogni della gente". Propone la realizzazione di una grande manifestazione nazionale antimafia a Cinisi, il 9 maggio del 2008, in occassione del trentennale dell'assassinio del fratello Peppino, grande ed indimenticato eroe che contrastò e sbeffeggiò i mafiosi del tempo. Ci parla di "ristabilire un minimo di legalità" in una Sicilia la cui classe politica è "totalmente collusa con la mafia". Continua attaccando la vergogna tutta italiana di un parlamento pieno di indagati e condannati per gravi reati: "questa gente deve essere buttata fuori dal Parlamento". Ci parla degli ostacoli alla legge sulla confisca ai beni mafiosi. "Il nostro obiettivo principale è quello di sconfiggere definitivamente la mafia perchè non ne possiamo più". Un Giovanni Impastato deciso e concreto che lancia una sfida alla politica ed alle istituzioni. Un video-messaggio da ascoltare con attenzione. Onore a Peppino!

Guarda il video (Pubblicato anche da beppegrillo.it)

21 agosto 2007


Forgione "invita" Montezemolo a cacciare gli imprenditori mafiosi dalla Confindustria

Iniziamo il reportage della conferenza organizzata a Cinisi da Giovanni Impastato. Il presidente della commissione antimafia Forgione scalda la platea con un intervento molto accalorato. Invita la magistratura a distinguere fra politici e politici: "Io onestamente non mela sento di essere accomunato a tutto il fecciume che anche nella politica c'è". Ma la parte più interessante dell'intervento riguarda la stoccata riservata al presidente di Confindustria Montezemolo: "il quale non ha espulso da Confindustria uno solo degli imprenditori che sono stati condannati per mafia". Davvero? come è possibile una cosa del genere? Il Signor Luca Cordero ci faccia sapere la sua opinione... e cominci a pensare alle proprie dimissioni!!!

Guarda il video (Pubblicato anche da beppegrillo.it)

"Pizzini, Veleni e Cicoria" a Cinisi

Il 17 agosto nella pizzeria Impastato di Cinisi si è svolta la conferenza per la presentazione del libro "Pizzini, Veleni e Cicoria" scritto dal Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso in collaborazione con il giornalista Francesco La Licata. Oltre agli autori erano presenti il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia F.Forgione, il vice-presidente B.Lumia, il giornalista L.Abbate, il presidente di Libera Don L.Ciotti. Una serata organizzata in modo eccellente da Giovanni Impastato che ha introdotto i lavori. Durante la conferenza sono emerse pesanti accuse alla politica ed all'economia ma anche concrete proposte per l'avvio di una guerra seria alla mafia. Nei post successivi analizzeremo i contenuti della conferenza con foto, filmati, interviste e commenti. Un avvertimento: non mancheranno le sorprese. Seguiteci.

02 agosto 2007

IL test antidroga di Casini è una colossale presa in giro

La sceneggiata del test antidroga organizzato dall'UDC è un insulto vergognoso all'intelligenza degli italiani. Un test volontario, annunciato con largo anticipo ed in grado di rilevare il consumo di droga avvenuto soltanto negli ultimi giorni. Bella presa per il culo. Un parlamentare drogato poteva benissimo sospendere l'assunzione di droga qualche giorno prima del test, sottoporsi all'analisi e divulgare pubblicamente la propria non-positività, subito dopo poteva ricominciare con i festini a base di puttane e coca. Con il risultato di essersi precostituito una falsa verginità dinanzi al popolo. Casini è riuscito a creare un escamotage per ripulire l'immagine della peggiore classe politica mai stata al potere. Signor Casini i test antidroga hanno senso soltanto se resi obbligatori ed effettuati a sorpresa. Potevate, quanto meno, sottoporvi all'esame tricologico del capello. In questo caso i risultati avrebbero rilevato l'uso di droga in un periodo di tempo molto più ampio. La trasmissione "Le Iene" era riuscita a dimostrare il largo uso di coca e marjiuana in parlamento. Loro sono sotto processo ed i parlamentari possono continuare ad usare droghe senza nessun problema. Andate a casa.

31 luglio 2007


IL Moralismo puttaniere del centro-destra italiano

L'onorevolissimo deputato dell'UDC, nonchè marito e padre di famiglia, Cosimo Mele, mentre i suoi colleghi deputati stavano in aula a votare la legge sull'ordinamento giudiziario se la spassava con due prostitute eccitate di cocaina. Una delle squillo finisce strafatta in ospedale ed il povero deputato è costretto a dimettersi dal partito. Non da parlamentare, però, sennò chi gliele paga le allegre donnine?. Con i soldi dei contribuenti ed in pieno orario di lavoro in un festino hard. E noi paghiamo. Ma il bello deve venire. Il segretario dell'UDC, Lorenzo Cesa, prescritto per corruzione, accetta le dimissioni ma osserva che la "vita del parlamentare è molto dura", "la solitudine è una cosa molto seria", "si fanno tante polemiche sui compensi dei parlamentari ma bisognerebbe trovare il modo di ricongiungere le famiglie". Dobbiamo pagargli pure le scopate familiari? agli emigrati chi le paga le ricongiunzioni carnali? Io penso che la soluzione migliore sia quella di cacciarvi a calci in culo, in blocco. L'Udc è un partito pieno di risorse: divorziati contrari al divorzio, conviventi more uxorio contrari ai pax, difensori delle radici cristiane dell'occidente che vanno in festini a base di sesso e coca. L'ipocrisia regna sovrana. La Casta dei politici continua la propria vergogna.

24 luglio 2007

La politica italiana è una vergogna continua. Tutti contro Clementina Forleo.

Chi tocca i politici muore. E' iniziata una schifosa campagna diffamatoria tesa a screditare il lavoro del magistrato Clementina Forleo rea di indagare sulle connessioni tra i furbetti del quarterino e i furboni della politica. I parlamentari di questa legislatura non meritano nessuna immunità politica perchè non sono stati eletti democraticamente dal popolo ma designati dai partiti. Designazioni spesso vergognose che hanno portato alla composizione di un parlamento intriso di condannati ed indagati per reati gravissimi. Se avete ancora un briciolo di dignità autorizzate la magistratura ad utilizzare le intercettazioni ed attendete che la giustizia faccia il proprio corso. Di che avete paura? se siete innocenti avrete modo di chiarire la vostra posizione, in caso di condanna rimarrete al vostro posto come molti vostri colleghi pregiudicati. La storia avrà un giudizio molto duro sull'attuale casta dei politici.

19 luglio 2007

15 anni fa la feccia mafiosa uccideva Borsellino e la sua scorta

L'onorata società dei cani mafiosi uccise Paolo Borsellino sotto casa della mamma. Dopo tanti anni i misteri sulla strage non sono stati svelati. Perchè in via D'Amelio non era stata disposta la zona rimozione? eppure nella stessa via era stato scoperto, da poco, un covo della mafia, c'era un oggettivo pericolo sulla vita del magistrato, lo stesso Borsellino aveva confidato ad un amico: "è arrivato in città il carico di tritolo per me". Perchè fu archiviata l'indagine relativa alla pista del castello Utveggio? da quel luogo partirono ,subito dopo la strage, delle telefonate dal telefono clonato di Borsellino verso quello del funzionario del sisde Contrada. Dov'è finita la sua agenda rossa? 48 ore prima della strage borsellino incontrò l'ex senatore Mancino? di cosa parlarono? In questi giorni è stata aperta una indagine sul presunto coinvolgimento di servizi segreti deviati. Lo stato ha il dovere di reagire e portare giustizia in Sicilia. Non c'è impegno da parte della politica. Secondo Borsellino chi, nelle regioni del sud, era sospettato di avere rapporti con la mafia avrebbe dovuto abbandonare la politica. Nessuno ha mai ascoltato il suo consiglio. Guarda il video tratto da "Lezione sulla mafia".

16 luglio 2007

Salvatore Borsellino denuncia lo scarso impegno dello stato contro la mafia.

Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, afferma che sono tante le domande senza risposta sulla strage di Via D'Amelio. In una lettera aperta chiede conto dei tanti silenzi e misteri irrisolti sulla strage ed alla fine lancia un accorato appello: " Di quante altre stragi, di quanti altri morti avremo ancora bisogno perché da parte dello Stato ci sia finalmente quella reazione decisa e soprattutto duratura, come finora non è mai stata, che porti alla sconfitta delle criminalità mafiosa e soprattutto dei poteri, sempre meno occulti, a essa legati?". "Di quante altre stragi avremo bisogno - aggiunge - perché venga finalmente rotto quel patto scellerato di non belligeranza che, come disse il giudice Di Lello il 20 Luglio del 1992, pezzi dello Stato hanno da decenni stretto con la mafia e che ha permesso e continua a permettere non solo la passata decennale latitanza di boss famosi come Riina e Provenzano ma la latitanza e l'impunità di decine di 'capi mandamento' che sono i veri padroni sia di Palermo che delle altre città della Sicilia".