10 gennaio 2007

Nessuno pagherà per la strage di Ustica

La Cassazione chiude il caso Ustica: nessun colpevole. Nessun risarcimento toccherà alle vittime. Lo stato italiano dopo 26 anni consegna ufficialmente alla storia un mistero costato 81 vite. Le vittime di questa strage non avranno giustizia. L'ingiustizia continua a regnare sovrana in Italia. Il potere si autoprotegge. Un aereo civile viene abbattuto nello spazio aereo italiano e nessuno sa niente. Non ci sono colpevoli. Quindi è possibile che qualcuno ancora sfrecci inosservato nei cieli italiani e nessuno lo veda. A questo punto è necessaria una indagine accurata sulla sicurezza del nostro spazio aereo. Si controlli se qualcuno gioca a fare la guerra o se ci sono missili vaganti in cerca di vittime innocenti da disintegrare. Tanto poi non paga nessuno. E di loro chi se ne frega...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Come ho già scritto sul mio blog a questo punto per la strage di Ustica si apre la "pista Gremlins"!

Anonimo ha detto...

E' bello lamentarsi.... Si è vero qualcosa potrebbe cambiare...forse!
Il problema è uno: chi di fronte a un fatto del genere o anche di fronte ad una piccola ingiustizia quotidiana non ha mai detto " mi faccio i cavoli miei" ?
Secondo me nessuno!!!
In questi casi le parole adatte sono: omertà e indifferenza, tanto non a me non sta accadendo niente!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Vergognosa sentenza di Stato

Tutti assolti i generali per la strage di Ustica

Nessun risarcimento ai familiari delle 81 vittime

Il governo deve dire la verità
Il 10 gennaio la prima sezione penale della Corte di Cassazione presieduta da Torquato Gemelli ha respinto il ricorso presentato dalla procura generale della corte d'Appello di Roma contro la vergognosa sentenza di Stato che il 15 dicembre del 2005 ha assolto per insufficienza di prove i generali al vertice dell'aeronautica militare nel giugno 1980: Lamberto Bartolucci e Franco Ferri accusati di alto tradimento nell'ambito delle indagini sulla strage di Ustica.
Assolti "Perché il fatto non sussiste": questo l'infame epitaffio emesso dal massimo organo del potere giudiziario dello Stato italiano con cui la Cassazione ha definitivamente seppellito sotto una spessa coltre di misteri, depistaggi e reticenze le 81 vittime del Dc9 Itavia; ha azzerato di colpo i 26 anni di inchieste e di processi e consegnato alla storia l'ennesima strage di Stato destinata a rimanere senza colpevoli. Un altro "mistero" di Stato che va ad aggiungersi a tutte le altre stragi di Stato che, a partire da Portella delle Ginestre e passando per Piazza Fontana, Italicus, Treno 904, Bologna, hanno insanguinato il nostro Paese e sono rimaste senza mandanti né esecutori.
Nella sua requisitoria, il procuratore generale Luigi Ciampoli aveva tra l'altro chiesto ai giudici della suprema Corte di cambiare almeno la formula dell'assoluzione, trasformandola in "perché il fatto contestato non è più previsto dalla legge come reato", una soluzione che - oltre alla riapertura del processo - avrebbe lasciata aperta anche la possibilità di una richiesta di risarcimento per i familiari delle vittime della strage.
Ma Gemelli e gli altri togati non si sono lasciati "intenerire", hanno giudicato inammissibile il ricorso, presentato anche dall'Avvocatura dello Stato, e, assolvendo con formula piena i due militari, hanno anche sbeffeggiato i familiari delle vittime che ora non possono più chiedere nemmeno il risarcimento.
"Sulle responsabilità dei generali non si può più fare nulla, ma da parte nostra continueremo a cercare la verità", è stato il commento laconico del Pm Erminio Amelio, che ha seguito il caso per la procura generale.
Se dal punto di vista processuale la Cassazione ha calato un nero sipario su quanto accadde la sera del 27 giugno 1980, quando il Dc9 Itavia decollato da Bologna e diretto a Palermo precipitò all'altezza di Ustica, da un punto di vista politico gravi responsabilità ricadono sia sui governi precedenti che su quello attuale. Infatti l'assoluzione dei generali deriva, oltre che dalle coperture politiche offerte negli anni dai governi Dc-Psi e Fi-An-Lega, anche dalla legge con cui, un anno fa, il governo Berlusconi ha depenalizzato alcuni reati militari (come appunto il depistaggio e la turbativa) e i reati d'opinione, punendo penalmente solo le azioni violente. Una delle tante leggi ad personam che il "centro-sinistra" aveva promesso di cancellare e contro cui fino ad oggi non ha mosso un dito e che, essendo entrata in vigore proprio tra la lettura della sentenza d'appello e la pubblicazione delle sue motivazioni, è servita a favorire proprio i due militari accusati di alto tradimento per i depistaggi nelle indagini che seguirono la strage di Ustica.
Dunque è vero che i precedenti governi hanno fatto di tutto per mandare assolti non solo gli esecutori ma anche e soprattutto i mandanti politici della strage di Ustica, ma è altrettanto vero che i governi con maggioranze di "centro-sinistra" che si sono succeduti alla guida del Paese dal 1996 fino ad oggi non hanno fatto niente per impedirlo; anzi hanno di fatto collaborato e favorito l'insabbiamento delle inchieste, la copertura dei mandanti politici e l'assoluzione degli esecutori materiali.
In questo contesto l'estensione ai familiari delle vittime dei benefici previsti dalla legge per le vittime del terrorismo dai quali erano stati inizialmente esclusi nel 2004 quando il governo Berlusconi varò il provvedimento; e la contestuale elemosina elargita dal governo Prodi a titolo di risarcimento nella Finanziaria del 2007, rappresentano un vile tentativo di lavarsi la coscienza.
Nel 1999 il giudice Rosario Priore a conclusione della sua inchiesta su Ustica scrisse: "l'incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un'azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto". Priore delineò anche un inquietante scenario di depistaggi, omissioni e reticenze contro la verità.
Il processo di primo grado davanti alla Corte d'Assise di Roma sentenziò che il reato era stato commesso, anche se poi assolveva gli imputati per prescrizione.
In Corte d'Appello, un processo frettoloso, iniziato con una sentenza già scritta, ha smantellato tutto il lavoro investigativo e ora è giunta la Cassazione a porre il macigno definitivo.
Tutto ciò è inaccettabile. Non può e non deve finire così, perché tutto il popolo italiano, primi fra tutti i familiari delle vittime, aspettano, se non la giustizia, che almeno il governo di "centro-sinistra" dica finalmente la verità! Come e perché sono morte 81 persone!
da: "il Bolscevico"
www.pmli.it

Anonimo ha detto...

A suo tempo ho avuto modo di raccontare la storia del disastro di Ustica in un primo testo intitolato AI MARGINI DI USTICA e, all’esito del processo sui presunti depistaggi a carico dei generali, in un secondo libro con titolo AI MARGINI DI USTICA 2 – IN TUTTA OMERTA’.
Successivamente, nel dibattere specifici argomenti sul tema con occasionali frequentatori di blog, ho compreso che per una seria trattazione del caso non può prescindersi da un minimo di conoscenza dei fatti.
Pertanto, intendendo sollecitare l’attenzione dei lettori su alcuni aspetti che ad oggi non hanno trovato giusto rilievo nei media e favorire in tal modo l’apertura di una discussione più accattivante, riporto alcuni passaggi – tratti dai predetti testi - che possono comunque generare delle riflessioni.


Dal libro “AI MARGINI DI USTICA”
Capitolo X
Una sesta ipotesi
… Egli non conosceva i particolari né le varie fasi del mio nuovo e diverso orientamento sulla questione del Mig libico. Gli raccontai tutto dall'inizio e lo pregai di essere cauto e riservato. Soprattutto gli rimarcai che io stesso nutrivo perplessità, anche sulle mie stesse opinioni, che consideravo semplici ipotesi e nient'altro.
- Perché tanto interesse dei tedeschi? Gli domandai incuriosito.
Gumpel sospirò malinconico e mi guardò con aria sorpresa.
- Ma come! ... Ramstein (49) è stata una grande tragedia nazionale. Noi siamo tutti convinti che c'è uno stretto legame tra la nostra vicenda e Ustica. -
- A che punto sono le indagini?
Il giornalista si strinse nelle spalle:
- Purtroppo, abbiamo grosse difficoltà nell'inchiesta. -
- Non mi dica che i vostri magistrati stanno prestando credito all'ipotesi della collisione in volo! E' così evidente che non ce n'è stata! E poi ... sono state identificate quelle due persone su quel terrazzo? -
- E' proprio questo il punto. La nostra magistratura nutre forti sospetti su quelle due presenze che, ad oggi, non è stato possibile identificare e rintracciare.
- Comunque, è stato un attentato. Di questo sono convinto. - Obiettai - Naldini e Nutarelli non dovevano parlare col giudice, e qualcuno ha deciso di tappar loro la bocca, per sempre. -
M'aspettavo, a questo punto, che Gumpel volesse approfondire l'argomento. E invece:
- Può chiarirmi la storia del Mig? - Mi domandò mentre con l'indice sottolineava, nella lettera del 2.3.1994 che avevo inviato a Claudio Gatti, l'ipotesi della possibile sostituzione del Mirage (o del Kfir) col Mig.
- Questa mi sembra più che probabile. - Gli risposi - Ho già chiarito la questione a Priore: io non ho visto il Mig libico, ma sicuramente un aereo militare con ali a delta che non può essersi volatilizzato. Forse era un Mirage o forse era un Kfir. Questo è tutto da chiarire. -
- E Gheddafi, dunque, c'entra o no? - Domandò il giornalista.
- Io dico solo che, nel corso delle indagini su Ustica, ci si è imbattuti in un caccia libico. Ma questo non significa necessariamente che quella libica sia la pista giusta. -
- In questa lettera a Gatti, lei ipotizza che in Sila i servizi possano aver fatto il "gioco delle tre carte".-
Vede, io sono convinto che là a Castelsilano non sia caduto nessun Mig. Quello che è stato rinvenuto è solo l'aereo che s'è voluto far trovare per nascondere una ben diversa realtà.
Qual è? - Incalzò Gumpel.
- Quella, per esempio, che avrebbe fatto figurare altre nazioni tra le principali protagoniste della battaglia aerea. E in tal caso, se ho ben visto, la Libia avrebbe avuto un ruolo del tutto marginale; il suo sarebbe stato nient'altro che una comparsata posticcia, finalizzata a far sì che, nel tempo, ove non fosse stato possibile il definitivo insabbiamento, vi fosse almeno la possibilità di puntare sul male minore: la pista libica appunto. - "
Gumpel, incredulo, guardò negli occhi i suoi collaboratori, ai quali, di tanto in tanto, riportava nella loro lingua i punti salienti del nostro colloquio. Poi, con un cenno delle mani, m'invitò a continuare. …


Dal libro “AI MARGINI DI USTICA 2 – In tutta omertà”
LIBERTA’ DI STAMPA
“… Mannucci tradiva nel corso del dialogo una certa preoccupazione, e la questione mi procurava dispiacere. Non volevo creargli problemi con l’editore, e tuttavia mal sopportavo di essere stato gabbato. Quella sua proposta di rettifica, mediante pubblicazione di un trafiletto, non mi pareva in ogni caso adatta a rimettere le cose al loro posto. La rifiutai con decisione.
- Assolutamente no. - Risposi - Le sembra la stessa cosa? Chi mai andrà a leggerla così relegata in quello spazio? E sul resto? -
- Cosa c’è di più? - Domandò Mannucci.
- Non è il momento di approfondire, ma non le pare che anche il contenuto lasci a desiderare? -
- Cos’è che non va?! Ho riportato il suo pensiero in sintesi –
- Lei non si rende conto che già lo stesso titolo “credevo di aver visto l’aereo libico ma si trattava di un Mirage francese” fa intravedere una mia grave incertezza? –
Mannucci fu costretto a improvvisare una diversa interpretazione, ma non riuscì a convincermi.
- Lei, avvocato, è accecato dalla passione per Ustica, e questo le fa onore. Nondimeno, io credo che lei stia vedendo il diavolo là dove non c’è peccato -
- Resto della mia convinzione. Il suo obiettivo era di attaccare i magistrati evidenziando alcune loro manchevolezze sulla tipologia del mio aereo - Gli contestai.
- Non vedo nessuna discordanza sostanziale. Ho in fondo sintetizzato il suo pensiero e glielo dimostro. Lei dice… ecco: “Non posso accusare di malafede i giudici”-
- Visto? Non c’è proprio nel suo articolo. Non è stato riportato di proposito – Dissi imbronciato.
Mannucci balbettò parole senza senso e, per l’imbarazzo, pareva proprio volesse imprecare contro qualcuno. Sembrò alla fine convincersi che qualcosa non era andato per il verso giusto e cedette accettando la mia nuova proposta di scrivere un secondo articolo in tempi brevi e prima della seconda udienza dibattimentale fissata per il 16 ottobre. Anche sotto tale profilo, però, rimase inadempiente, costringendomi a una azione giudiziale avanti al Tribunale di Roma.
- Non me lo aspettavo! – Esclamò a telefono - Lei può avere ragione sul fatto della mancata pubblicazione del secondo articolo, ma la verità è che, per una emergenza, non ho avuto la possibilità di presenziare alla seconda udienza del processo. E io in ogni caso non avevo capito che quello suo era un termine ultimativo -
- Non è colpa mia però. Credevo di essere stato chiaro – Gli risposi.
- Quel che mi ferisce nella sua citazione, – soggiunse Mannucci - è che lei metta in dubbio la mia professionalità alludendo al fatto che io avrei servito quei soggetti interessati a occultare la verità su Ustica perché potenti o perché insediati nel mondo politico ed editoriale -
- Ho leso la sua dignità professionale? Bene, il suo avvocato saprà come chiedere i danni - …”

TRADIMENTO
“… Tonino commentò l’episodio con graffiante comprensione.
- E’ tutta gente che può vantare amicizie altolocate, contro le quali puoi far poco. E se pensi di poter essere tu a mettere in luce i misfatti di Ustica, devo convincermi che sei proprio ingenuo -
Non seppi dargli torto.
- Vabbé! - Buttai riesumando Scaloni - Ma non puoi negarmi il diritto di reagire se qualcuno m’accusa in mala fede di essere un assassino. Le offese sono lì, sono parole pesanti, amplificate dai microfoni e riprese da internet, ti rendi conto del contesto? -
- E che vuoi farci! - Esclamò Tonino - Dopo tutto potrebbe essere stato davvero un lapsus, no? -
- Un lapsus? E perché non ha chiarito!? Ha avuto tanto tempo per scusarsi! E invece, sai che ha fatto? Ha finto. Ha sostenuto di aver sottoposto ai giudici alcune domande di cancellazione delle espressioni offensive, e si è poi scoperto che si trattava di vere e proprie simulazioni, di istanze “ballerine” che potevano saltare da un procedimento a un altro per poi scomparire all’occorrenza. I suoi difensori hanno sostenuto che io avrei dovuto mettere la sordina all’episodio, e sai perché? Perché, dal loro punto di vista, il loro assistito non poteva e non doveva fare una brutta figura. Lui, il principe del Foro anconetano, il fondatore della Camera penale di Ancona, lui non poteva scoprirsi. La gente, i suoi clienti non dovevano sapere che, per imprecisati condizionamenti, non aveva onorato il processo di Ustica. Nessuno aveva il diritto di sapere -
Tonino prese fiato e insistette sulle sue apprensioni:
- Sono fatti gravi senza dubbio. Il pericolo è però in questo, nel potenziale allarme che suscitano certe riflessioni. Tu non puoi parlare di condizionamenti senza uno straccio di prova. Ti rendi conto dei rischi? - Osservò.
- Sono stati loro e non io, sono stati proprio i difensori di Scaloni a coinvolgere i magistrati della Procura di Roma. Vuoi sapere cosa hanno scritto a discolpa del loro rappresentato? Hanno detto che il loro cliente aveva dovuto aggiornarsi in tutta fretta sull’episodio del Mig perché solo pochi giorni prima dell’arringa qualcuno dalla Procura gli aveva fatto sapere di dover trattare anche la questione della possibile connessione con la caduta del DC9. Chiaro? Accantoniamo pure la prospettata incredibile interferenza della Procura, ma milioni di pagine, inevitabilmente correlate alla storia di una battaglia aerea, con un presunto Mig libico onnipresente, un Mig che lasci a Castelsilano e te lo ritrovi a Pratica di Mare dopo che era stato restituito alla Libia di Gheddafi, un Mig che appare e scompare come le ballerine di Scaloni, una mole, dico, così imponente di pagine può essere digerita in pochi giorni? -
Tonino a questo punto si mostrò sconcertato.
- E tu credi possa bastare per ipotizzare…? - Domandò
- Non ho elementi decisivi per sospettare grandi manovre. Ma a volte le verità fanno capolino proprio dietro i lapsus e, dopo quello di Scaloni, di lapsus ce ne sono stati altri - Esclamai rigirandomi tra le mani il libro che era stato da poco pubblicato dagli Editori Riuniti.
Tonino si incuriosì.
- Un altro libro su Ustica?! -
- Un altro libro, sì. E sai chi sono gli autori? Sono Erminio Amelio e Alessandro Benedetti, rispettivamente Pubblico Ministero e avvocato di parte civile nel processo Ustica, un libro scritto a quattro mani. E su questo, lasciamo perdere. Ci sono dei passaggi strani però -
Tonino non poteva ancora raccapezzarsi.
- “ IH870 - Il volo spezzato” - Scandì lentamente.
- Già, “Il volo spezzato”. Non riuscivo a trovarlo in libreria. Internet l’aveva pubblicizzato col diverso titolo di “ Ustica - Diario dal processo”. Ho fatto varie telefonate a Roma, all’avvocato Benedetti e, per ultimo, allo stesso editore. Ho saputo alla fine che era stato ristampato col titolo attuale, e hanno fatto bene visto che è stato scritto mentre si celebrava il processo -
- Non potevano farlo? -
- Non lo so. - Risposi - Pensa a quel che è successo alla Forleo e a De Magistris. Lasciamo perdere Benedetti, ma per i magistrati ci sono dei limiti fondati sull’opportunità di non diffondere dichiarazioni sui processi loro affidati -
- E che hanno scritto di tanto grave? -
- Leggi qua! - Gli dissi aprendo il testo a…”
Saluti.
Enrico Brogneri ( www.studiolegalebrogneri.it )