Stavano per uccidere Rosario Crocetta e gli imprenditori antiracket di gela
La mafia ha definitivamente varcato i propri confini. In Lombardia, ad esempio, ci sono basi, uomini e disponibilità di armi. Dal profondo nord si pianificano attentati. Si impone il pizzo. I boss erano pronti ad alzare il tiro e assassinare il sidaco Crocetta e gli imprenditori di Gela che avevano osato denunciare il racket. Il piano era operativo e di imminente attuazione. Le forze dell'ordine hanno interrotto il progetto effettuando alcuni arresti nei confronti di appartenenti al clan Emmanuello. Non è la prima volta che Rosario Crocetta finisce nel mirino delle cosche. E' la riprova che il suo metodo antimafioso funziona. Che la sua concreta azione amministrativa danneggia le cosche. Il laboratorio gelese ha dimostrato che quando magistratura e forze dell'ordine, imprenditori e amministratori politici operano in sinergia la mafia può essere messa all'angolo. Rosario Crocetta ha reso evidente come sia possibile disinfettare i territori dalla feccia mafiosa e ridare dignità alle popolazioni. Che ribellarsi è possibile. Il metodo Crocetta, però, non viene imitato dagli altri amministratori del sud. Questo isola la sua azione e lo fa diventare un obiettivo. Lo espone alle vendette dei boss. E poi come non stigmatizzare i recenti attacchi portati avanti da vergognose campagne di disinformazione tendenti a insinuare accuse di professionismo dell'antimafia. Il solito rifugio di chi vuole delegittimare l'avversario per trarne immeritati frutti politici. Bisogna stringersi attorno a Rosario. La Sicilia può ripartire solo valorizzando le sue risorse migliori e marginalizzando i soliti politici del compromesso e di sistema.
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