07 giugno 2008

Salvatore Borsellino scrive al ministro Maroni sul caso Masciari, testimone di giustizia in forte pericolo di vita.

"Egregio Ministro,

Sono il fratello del giudice Paolo Borsellino, una persona che per lo Stato che Lei oggi rappresenta ha dato la vita, senza esitare, senza chiedersi se ne valeva la pena.

Le scrivo oggi per chiederLe urgentemente un incontro sul caso dell'imprenditore Giuseppe Masciari, che dopo aver fatto il proprio dovere, quello di denunciare i suoi estorsori e farli condannare, oggi si trova in un pericolosissimo limbo istituzionale. Lui assieme alla moglie, medico odontoiatra, ed ai due suoi figli.

Voglio incontrarLa presto, perché anche se sono certo che non riuscirò mai ad avere giustizia per mio fratello Paolo, sento di dovere impegnarmi con tutto me stesso affinché questo imprenditore coraggioso e la sua famiglia abbiano la speranza di un futuro certo in termini di sicurezza e possibilità di lavoro oltre che di tutela della propria vita.

Se chi si ribella al pizzo viene ripagato in questa maniera dallo Stato, come può lo stesso Stato chiedere ad altri di rifiutarsi di sottostare a queste vessazioni o risultare credibile quando parla di volontà di lotta alla criminalità organizzata?

Lo Stato italiano non può muoversi solo in occasione delle tragedie, dovrebbe evitare che accadano, dovrebbe tutelare questi cittadini di cui dovrebbe andare fiera finché sono in vita e non piangerli dopo morti.

Per questo le chiedo ufficialmente un incontro alla presenza mia e dei coniugi Masciari, per chiederLe di profondere ogni energia per risolvere questo caso, che si trascina vergognosamente e nell'indifferenza delle Istituzioni da ormai 11 lunghi anni.Confidando nella Sua sensibilità e riconoscenza nei confronti di questi cittadini coraggiosi, Le porgo i più sinceri saluti". (6 Giugno 2008 - Salvatore Borsellino)


Segnalazioni:


I° FORUM GIOVANI ITALIA DEI VALORI


Le notizie locali di Ruoppolo:



10 commenti:

Lagos ha detto...

Mentre i mafiosi vivono tranquillamente sul loro territorio, chi collabora con la giustizia è costretto a vivere in esilio braccato dai clan... è una ingiustizia totale.

freesud ha detto...

Pino Masciari è il simbolo di questa italietta forcaiola con i deboli e sottomessa con i potenti. Masciari ha denunciato coraggiosamente gli ndranghetisti e lo Stato
non è in grado di imporsi alle cosche calabresi e riportarlo, in sicurezza, alla propria terra.Costringendolo ad un amaro e pericoloso esilio. Il messaggio che arriva è questo: chi parla o muore o deve vivere d a fuggiasco quì comandiamo NOI.

Anonimo ha detto...

povera Italia !?!? i mafiosi vanno in giro a comandare....e le persone con senso civico che denunciano e testimoniano devono nascondersi perch� non hanno nessuna protezione dalle istituzioni.... grazie salvatore a nome di tutte le persone che non accettano questo sistema.

Bionicole ha detto...

dopo 11 anni di clausura, deve ancora avere paura. che vergogna

Anonimo ha detto...

Lo stato italiano deve decidere cosa farà da grande. La situazione attuale, di cui quella di Masciari costituisce solo la puna d'iceberg, rischia di essere ancor piu opprimente ed insostenibile se paragonata al passato.
Si va bene, passi in avanti sono stati compiuti sul piano del 'disvelamento' delle realtà criminali, ma adesso che cosa si intende fare di questo patrimonio di conoscenze? Si vuole realmente andare fino in fondo?
L'aria è piu opprimente di quanto non lo fosse prima non a causa di un cieco e personale pessimismo ma sulla base di un disilluso sguardo sull'attuale situazione......
Concludo con una frase di Giovanni Falcone
''La lotta mafia non può essere portata avanti esclusivamente da inermi cittadini bensi dalle migliori forze delle istituzioni''
___e io aggiungo(sommessamente): finchè queste ultime troveranno funzionlale ai propri interessi-legali l'esistenza-reale della prima, temo che si dovrà citare il pensiero della Vera Antimafia (quella effettuale e non formale) ancora a lungo.
Ciao.

Anonimo ha detto...

La mafia, si legge dalle cronache e dalla storia, ha aiutato le operazioni belliche dei Mille, certi latifondisti meridionali nelle lotte ai contadini durante il Ventennio e, non è inverosimile, ha saputo orientare la scelta del dopoguerra tra Monarchia e Repubblica. In Italia c'è un generazionale debito di riconoscenza verso questa piaga secolare, che arriva alla collusione, si sa, di molti politici. Come fai a dire ad un tuo sicario, che ti ha levato di mezzo persone e situazioni scomode, di fare vivere tranquilla la gente che è scomoda per lui? Finchè la nostra Democrazia vivrà prigioniera di questa catena, non cambierà granchè. La soluzione, lo dico da anni, sarebbe un periodo di dittatura, vera e non camuffata come quella di questi anni, che, pur sanguinaria e insana,,potrebbe portare ad un parziale repulisti di certo marciume. Provare? E' sempre un grosso rischio.

Anonimo ha detto...

Ho visto lo spazio dell'IDV. Di Pietro è simpatico e furbescamente, facilmente per lui, sgrammaticato. Ho letto però un articolo su Panorama di marzo, nel quale si presentava il Movimento dell'Antonio ruspante allo stesso modo, nella sostanza di Forza Italia: 1) Tonino padrone assoluto,2) lui stesso con a fianco solo amici stretti e soci in affari, 3)abile manovratore di finanziamenti pubblici, in quanto l'IDV non è Partito, ma Movimento, dunque non soggetto ai controlli che avrebbe nel primo caso. Vi risulta una situazione così poco trasparente?

paolo venerucci

freesud ha detto...

E' evidente che la spallata e l'affondo finale contro la mafia non arrivano mai... proprio per la commistione funzionale tra politica e
organizzazioni criminali.

E' assurdo constatare come la lotta alla mafia viene condotta soltanto da
singoli magistrati coraggiosi, dalle forze dell'ordine e da cittadini oppressi dalle cosche... e la politica cosa fa? leggi che intralciano il lavoro investigativo
e un continuo ricorso ad elementi collusi che vengono tranquillamente inseriti nei ruoli chiave delle Istituzioni.

Ci vuole un moto di ribellismo informato che spazzi via questa classe dirigente imbelle e corrotta. Le dittature sono sempre disastrose e strozzano le libertà civili. Basterebbero poche leggi serie ed un rinnovato vigore morale nelle scelte politiche.

Prima delle elezioni, su Di Pietro è stata avviata una inchiesta penale,riguardo la gestione immobiliare del partito, che si è conclusa con una archiviazione.

Non ci risulta alcuna gestione illegale di patrimoni o di finanziamenti pubblici.

Considerando che si tratta di un piccolo partito che trae la propria forza dal carisma del leader non ci
sembra che ci siano eccessi di padronanza. Ovviamente è auspicabile che insieme alla crescita del partito ci sia un processo di spersonalizzazione che porti ad una forza meno legata al leader e più dipendente dai princìpi del movimento.

Obiettivamente l'IDV è l'unica forza politica che, attualmente, fa opposizione Parlamentare in Italia.

Gli altri tacciono dinanzi alle vergogne che Berlusconi si appresta a varare... come la legge vergogna regina: quella sulle intercettazioni.

Anonimo ha detto...

Le intercettazioni, se usate correttamente, risolvono situazioni complicate e aiutano le indagini. Purtroppo, chi detiene il potere, non parlo solo di Berlusconi ma dei dirigenti statali in genere, userà i tabulati per i propri scopi, insabbiando quelli scomodi. Nella vicenda di Moggi e gli arbitri si è intuita una manovra simile, dato che le intercettazioni sugli Interisti(Tronchetti Provera,al tempo uomo in Telecom, è vicino a Moratti) erano tutte non compromettenti. Ha ragione Veltroni che le telefonate non vanno pubblicate sulla stampa, io proporrei però di affidare questa pratica ad organismi, se ce ne sono, super partes. Che lavorino con equità, garantendo la riservatezza a tutti.

Unknown ha detto...

Il nostro governo si dovrebbe vergognare. Hanno straparlato di sicurezza, hanno fomentato la paura per lo straniero, come se i reati fossero solo commessi da stranieri, così non è, la mafia insegna.
Per arginare il problema sicurezza che cosa si pensa di fare? Inserire il reato di clandestinità (non serve a nulla dal momento che se delinqui dovresti essere processato per il reato che hai commesso) e legare le mani alla magistratura e mettere il bavaglio alla già disinformazione italiana.
Il principio cardine della sicurezza dovrebbe essere la LEGALITA' che viene operata anche con le intercettazioni. Costano troppo? Non è vero! Sempre più si ripagano. Esempio: Operazione furbetti del quartierino (Antonveneta) costo dell’indagine: 8 milioni di euro.
Soldi recuperati in risarcimenti versati da 64 indagati per poter patteggiare: 340 milioni.
Alcune decine dei quali messi a bilancio dello Stato per nuovi asili. Il resto, basta a pagare le intercettazioni di tutto l’anno in tutta Italia.

Sonia http://blog.libero.it/solobuonenotizie/